Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

«MAESTRI». Nell'istituto che mi ebbe per lunghi anni discepolo, l'insegna– mento era dato da frati e da secolari. Figuravano tra costoro uomini eminenti nelle lettere nelle scienze e nelle arti, ma a.nClhe tipi singo– larissimi che mi è caro ricordare, ora che la morte li ha tutti nella sua vasta ombra imparziale. All'inquieto e bizzarro spirito del napoletano padre Raffaele era stato affidato l'insegnamento della filosofia. Era costui un omiciattolo magro, nervoso e così piamente scian– cato da credere che non procedesse a passi, ma a genuflessioni. Del suo grande naso aveva fatto un aspiratore potente di tabacco che gli risortiva perennemente disciolto in grosse i'ltille conflu~nti a lor volta in rigagnoli lungo il solco del labbro superiore; e nel fervore delle sue gesticolate dissertazioni neppure s'avvedeva di quello stil– licidio .... Com'è naturale, di filosofie che meritassero davvero questo nome non c'era per lui che la scolastica·: contro le altre inveiva o sottiliz– zava con dialettica implacabile; tuttavia, fuori della cattedra, la sua personalità si rabboniva e si trasformava, napoletanamente. Confessore, discendeva ogni sera nella cappella dell'istituto te– nendo sulle spalle un mantello. dalle maniche libere che sventolavano come alacce di corvo sulla sua andatura spezzata. Dall'ombra del- 1' abito sortiva una mano lunga e giall1:1i che teneva pèr l'anello una lucernetta mobile, fetida e fumigante. Nell'acre atmosfera d'olio e di tabacco dello sgabuzzino che gli serviva di confessionale, la sua_ cupida curiosità scandagliava l'animo nostro d'adolescenti, e pro– fezie cli guai e castighi Renza fine sortivano da una bocca enorme c'he noi guardavamo aprirsi e chiudersi sul muro accanto all'ombra smi– surata e paurosa del suo naso. Durante il giorno la versatilità e la vivacità dell'ingegno lo im– pegnavano a mansioni giocose e in particolar modo alla composi- 7-.ionedi veri e propri giardini di carta ed aUa costruzione d'inve– rosimili palloni. Indifferente al dolore, era al contrario provvisto _ d'una sensibilità tattile eccezionale ed amava darci saggio dì queste sue anormalità col farsi pizzicare impassibile le braccia - ma era Biblioteca Gino Bianco

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