Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

426 *** - H ave a cocktail. Parliamo dei nostri amici diplomatici e ufficiali della guardia, della vecchia contessa Kortitz e dei suoi adoratori, dell'ultima av– ventura di Giorgio Obolensky del reggimento Preobrajensky, del perché pur essendo di fanteria' sia il più ricercato, del perché i Na– rishkine di nobiltà antichissima non abbiano titoli. Qualche colpo di fucile viene ancora a batter sui vetri timido come per chieder permesso a ogni pausa del discorso. A tavola mentre il 1J1,t,tler vigila autoritario, si parla della rivo– luzione. Io ~on spero, e lo spiego. I cosacchi non caricheranno. Di reggimenti veramente fedeli non c'è più che H Preobrajensky. Ma sparare al fronte è altra cosa. Negli occhi di Harold s'è spenta la fiamma rossigna ed egli rac– conta espansivo indugiandosi in un francese bo1,1,levardier. Passo dai suoi occhi chiari alJe sue mani feminee.' Del gruppo della Corte e dell'aristocrazia che parla inglese e per snobismo si accosta all'Ambasciata britannica non ce n'è uno che sia per lo Zar. Molti hanno in tasca il famoso discorso di Miliukoff, molte signore sono apertamente per i Cadetti nella speranza di ri– prendere in una Corte percossa la loro antica influenza e tramano ingenuamente, tutte prese dal nuovo gioco. Non si rendono conto che il popolo insanguina.to dalla guerra non ba più paura del san– gue, che cer ca il sangue. Nemmeno Buchna,n se ne rende conto. Guardo questo ragazzo di ventiquattr'anni che parla astratto come un veggente. <Yèadesso nella voce un tono disperato. - Non so che mi prende in questi giorni. Sento nell'aria odor di rovina come l'ho sentito allo Jutland. Ero imbarcato sul Lion, aiu– tante di bandiera di Beatty. Mai come nel momento in cui entrarono in azione i quindici pollici la sua faccia di bulldog di razza fu più calma e sicura. Gli ero accanto ma non sentivo il suo fascino, sen– tivo invece nettamente la fine dei nostri incrociatori e di tante gio– vani vite : perirono Gordon, Anthony e Ronald, miei carissimi. Poi c'è la follia delle donne. Oqsa vogliono? questo è il segno peggiore, il più sieuEo· Beve due biechi.eri di Porto. Me ne versa, . · ne beve ancora. - L'altra sera dopo il teatro, dopo gli zigàni, dopo che voi par– tiste con Olga Wladimirovna mi trovai ]a piccola Principessa sotto la pelle di lupo dell' « ikasch >>. Era bello volar- sulla neve che pa– reva vetro con accanto quella piccola donna, piccola e nera .. Ohe voleva ? Da lei bevvi mezza bottiglia di whisky e alle dieci andai a decifrare ancora in cravatta bianca. Così piccola e nera. Ride forte. Va a sceglier le sue grosse sigarette inglesi, sfila un garofano dall'argento e se lo mette all'occhiello. Ora che i colpi di fucile sono cessati la conversazione pesa le fiamme dei candelieri vacillano come mancasse l'aria. ' BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy