Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Pio IX e Pellegrino Rossi 419 Gli amici al Piemonte tenevano lui come avveduto avversario a11e mire di quella unione che non poteva divenire unità. Troppo si ri– cordò il Rossi d'essere letterato e scrittore di giornali, e uomo li– berale severo a' Principi, troppo si compiacque nell'affilare quasi pugnale l'acuta parola. Il suo scritto contro il Piemonte 1 ) è docu– mento tremendo, come voce d'uomo che cade e con ghigno tristis– simo presentisce l'altrui ruina. Al Piemonte il quale richiedeva che l'Italia misera gli guarentisse i suoi territorii, il Ro~si do– manda: Ma quali? i territorii possibili ad acquistare? i territorii desiderati? Guarentire, dic'egli, i territorii non posseduti non è cosa da stipulare cosi su due piedi. Il Piemonte, soggiunge, vuole da noi danari e armi : ma quanti ? Poi il Rossi tocca d'un patto in una vicina città strettq da' ligi al Piemonte inter scyphos ; e poi celia sul fare da sé anco in diplomazia, e sulla guerrn, che, fatta in tante parole, era già una disfatta. Il Piemonte, dice amaramente il Rossi, pensa alla pace, desidera la pace, negozia la, pace ; e a chi potesse dubitare della sincerità di questo suo desiderio, additerehbe in prova Venezia non difesa da lui. Poi invita i Piemontesi che ven– gano a Roma, e tra,ttino della guerra da fare, de' danari da dare, e delle guarentigie de' territorii futuri. La Dio mercé) Roma pitò assicurare la vita) le sostanze) la libertà de) suoi ospiti: parole che gemono fiele e sangue. Il Rossi si maneggiava con Napoli: e questo era, bene, s'egli avesse inteso accostarsi a Napoli per accostarlo al Piemonte; ma la sua lega, se non era, pareva-fomite di divisione più acre clie mai. Aveva, egli inoltre non curata la Civica; e dicevasi chP forze svizzere si raccoglierebbero a Roma; e che d'accordo con lo Zucchi e' pre– parava altre resistenze a que' ch'eran detti desiderii popola-ri. An– nidando carabinieri nella Sapienza, e facendo, egli professore, il dì quattordici di Novembre rassegna di carabinieri e dragoni, do– veva irritare con codeste che parevano provocatrici minac~e. E-p– pure, consigliato a dare presidio di milizie all'Assemblea, negò se non fosse espressamente richiesto. A lui, divenuto uomo d'ordine, come sogliono i cospira.tori fatti governanti, a lui che aveva in Francia veduti tanti sforzi impotenti e insipienti del1e fazioni, a lui inebriato dalla buona fortuna di tanti anni, e sicuro in Col'te del– l'autorità acquistata in iscuola, la cupa ira òe' nemici, che non erano allora dimolti, ira senza disegno allora e senza idee, non po– teva non movere quel disprezzo così famigliare all'anima sua. E se non disprezzo, ma fosse stata indegnazione pia e sollecitudine ope- 1) Nella Gazzetta di Roma del 4 novembre '48, intorno alla lega politica tra le monarchie costituzionali italiane. Lo scritto è riprodotto testualmente da L. ·C. FARINI, Lo Stato Romano dall'anno 1815 ai 1850, 2• edizione (Firenze, Le Monnier. 1860), II, 348 sgg. BibliotecaGino Bìanco

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