Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

418 N. Tommaseo della terra. Il Rossi intendeva che le cose del commercio e della, moneta avessero migliore governo, e stava preparando il bilancio delle rendite e delle spese. Intendeva che si desse mano a due linee telegrafi.che ; che una strada ferrata da Roma andasse al confine di Napoli; che meglio amministrate fossero le saline. La faccenda del debito pubblico non condusse tanto sapientemente quanto poteva da un professore di siffatti studii aspettarsi : ma il professore non è amministratore; e dal trovare danaro, trovarlo per il Papa, al di– scorrere sui modi di spenderlo bell'e trovato, ci corre quanto dl'!l fare alti versi al ragionare sul modo di farne. Poi le cose economiche richieggono, forse più ch'altre, la conoscenza.intima del paese i11 ciascheduna sua parte: onde il Rossi, foss'anco stato eccellente mi nii-itro delle Pinanze in Londra e in Parigi, poteva in Roma venir meno alla fama. Egli intendeva togliere ai due mHioni e mezzo di scudi, messi fuori prima, l'ipoteca de' beni di Chiesa, per con– vertirli in quattro milioni ma senza sicurtà; onde avvenne che il suo nuovo prestito non poté essere negoziato. Re non che imponendo sui beni di Chiesa quattro quinti di scudo per ogni centinaio di scudi, e' veniva ad inimicarsi la gente di Chiesa, che non disama tutta lo scudo, neanco nelle sue frazioni. Calnnniosa del resto l'ac– cusa ch'egli se la intendesse a pro suo co' banchieri: e l'anticipare al Rothschild il pro del prestito ~ra così savio accorgimento come, nel genere suo, il fare trasmissibili per la posta le carte del debito pubblico e della banca. E il fatto è che a quella stagione il credito si riebbe. XV. · CAGIONI IJJDIJJFFETTI DELL'UCCISIONEJ. Dirò le cagioni che fecero la sua morte. I Romani, ino~dati sem– pre da stranieri, e fors'anco per questo, quanto per la memoria stravecchia del nome, noncuranti degli stranieri ; i Romani che ' ' abitando con preti disamati, disimpararono l'amore, e .s'edùca- rono al disprezzo tagliente più ;del pugnale, non potevano avere affetto al Rossi, tre e quattro volte straniero, e per soprappiù Gi– nevrino, e amico in Prancia d'uomini protestanti. Né il clero l'amava, come laico, come .rivale, come non devotissimo, tùttoché in Roma celebratore di cerimonie sacre; non l'amava, come già di– sposto a metter le mani sui beni di Chiesa; la qual cosa, f~tta da lui, non sarebbe però caduta sotto gli anatemi del Concilio di Trento. Voleva il Rossi scemare il numero ·e gli stipendii agl'ìmpie– ghi pubblici, e i tanti dispendii voraci che fanno della Corte Ro– mana un abisso sprofondantesi in altri abissi; faceva severi rim– proveri a certi magistrati; minacciava, riordinandos.i i tribunali, scemare i guadagni ladri al foro, e alla tiirba che vive di quello. Biblioteca Gino Bianco

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