Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Villa Beatrice 477 Beatrice avrebbe voluto che ella tornasse a letto, avrebbe vo– luto èsser lasciata in pace, a soffrire sola; avrebbe voluto impedire quello che pure sentiva digià : quel risveglio di tutti, di tutta la casa; ma ecco ora gli strappi, il torcersi del ventre, il dolore più forte di qualunque altra cosa : tutto allontanarsi, perder d'impor– tanza: null'altro esistere: soltanto quel combattimento che co– minciava tra una parte e un'altra di sé, del suo corpo, un combat– timento che già si preannunziava atroce, un combattimento di vita e di morte. E intanto la villa s'illuminava: da una in un'altra stanza passava rapidamente il risveglio, la luce: anche di fuori si poteva seguire questo risveglio che aveva dell'incanto : tutto pigliava vita, tutto si animava, il moto s'era diffuso, s'era propagato: ora, era anche un sorgere di persone, un andar di persone, un salire e uno scendere. E nei locali della servitù un'agitazione e concitate voci. Ecco accendersi, fuori, la luce a illuminare lo spiazzato: ecco il rumore d'un motore messo in azione, e poi una macchina, che tutto abbaglia coi fari, fermarsi davanti all'ingresso della villa e l'usciale aprirsi e Guglielmo di corsa su a prendere gli ordini. -Mezz'ora dopo la signora Iginia era a a-ssister Beatrice: due ore non eran passate che il professore entrava nella camera della partoriente. La signora Iginia aveva fatto indossare alla signora Isabella una gabbanella uguale a quelle che portano le infermiere negli ospedali; e questo era bastato perché la, signora Isabella assu– messe l'aria, il contegno di una che non abbia fatto altro che l'in– fermiera, che abbia passato tutta la vita nelle corsìe degli ospe– dali, nèlle sale operatorie e di medicazione. Si vedeva che ella, ora, avrebbe assistito a qualsiasi atto chirurgico con l'insensibilità di chi è del mestiere: soltanto quell'agitazione tutta particolare che dall'operatore si comunica a chi lo circonda e non dipende affatto da pietà verso la persona operata: deriva soltanto dall'operazione in sé, è un'irradiazione della gravità dell'atto chirurgico. Romualdo era nello studio insieme col suocero. Non ostante che per la circostanza fosse stato riattivato il termosifone già spento da molti giorni, ·il signor Ermanno, a cui l'interruzione del sonno aveva prodotto sempre uno scombussolamento, aveva addosso il freddo e cercava di farselo passare, quel freddo interno, stando appoggiato agli irradiatori. Romualdo, seduto alla scrivania, con– centrava tutto il suo spirito p·er combattere l'ossessione· che in quel momento lo dilaniava : che imperfezione avrebbe avuto la creatura? E ogni tanto, ·quasi a attinger forza, gettava lo sguardo verso il ritratto materno. Sua madre in quel ritratto sorrideva: ma era un di qliei sorrisi che per chi guarda con occhio indiffe- ibliotecaGrno Biar1co
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