Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
470 B. Gicognani parco e li una sosta lunga sopra la panchina di pietra. Sua madre la sorprese una volta mentre ella faceva delle flessioni. - O che ti metti a fare ? la ginnastica ? E l'aveva afferrata alle braccia, le aveva :ficcato in viso due occhi terribili : « Guardami bene, :figliola, guardami bene)). Beatrice si sa– rebbe ricordata sempre di quella voce. Aveva chiuso gli occhi, non aveva retto a quelli materni. « Disgraziata, pensa .... pensa, disgra– ziata!>>. E sua madre da quel giorno l'aveva sottoposta a una vigilanza anche più severa, più assidua: come a uno che si à paura che possa, lasciato d'occhio, compiere un determinato delitto. Ma era stato in un primo tempo. Poi, evidentemente, era subentrato in Beatrice un'accettazione, una rassegnazione totale; e sua inadre aveva ascrit– to quelle ribellioni a uno stato di _aberrazione incosciente prodotto dalla gravidanza stessa. Romualdo era commovente e in un certo senso quasi preoccu– pante. Ogni giorno che passava e più. la sollecitudine, la tensione, l'ansia aumentavano. Abituato a dominarsi, a esercitare un con– trollo continuo sopra se stesso, riusciva _a evitare le esa,gerazioni, gli eccessi morbosi ; ma qualche volta pur gli era forza anche tra giorno lasciare gli affari, la fabbrica e far una corsa alla villa. Ogni due settimane mandava a prendere il professore e poi, riac– compagnandolo, lo metteva a parte di tutti i pensieri, di tutti i dubbi, di tutti i timori che l'assillavano. « Non mi s arei mai aspe t– tato di provare una, cosa simile)). E il professore lo tranquilla.va : « La, natura vuole la vita>>. E in Romualdo s'era aper ta una :fidu cia cieca per quell'omiciattolo dal pelo incolto, ma dalla parola si– cura, dalla fede profonda, dallo spirito alimentato e educato dalle certezze che son nelle leggi della creazione; e il rispetto istintivo, il timore riverenziale per queste, conferiva alla figura dell'omuncolo il prestigio, onde suggezione e :fiducia a un tempo come davanti a - un essere d'una categoria superiore. In Romualdo confidenza e suggezione si fondevano in un sentimento curioso, umile e caldo, ravvivato anche dal fatto che Beatrice accoglieva il professore con un chinar del capo e un sorriso - un sorriso come poteva essere sui labbri di lei - doloroso, ma in cui era una specie d'abbandono e di gratitudine. D'altronde, più le settimane passavano e più le idee cattj_ve venivano a torturarlo. Una mattina, nel farsi la barba, lo colpi nello specchio, la vista di quel suo occhio strabico. Egli non ebbe bene tutt'il giorno. Sarebbe nata anche la creatura -con l'occhio così. Per lui oramai.. .. sebbene, chi sa? chi sa? ... ma insomma per lui quella deformità .... ma per la creatura! E ora anche a lui quella deformità faceva un effetto come non aveva mai fatto · si , Biblioteca Gino Bianco
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