Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
Villa Beatrioe 209 E il signor Ermanno accarezzava la moglie come a compensarla delle rospate della- figliola . .- Non à umanità, non à umanità. - Quando sarà mamma, quand'anche lei sarà mamma .... - Povera quella creat.ura, povera quella creatura ! CAPITOLO VIII. Era proprio un tempo da vendemmia. Il fresco acuto dell'alba aveva già una dolcezza voluttuosa. Nell'aria, i rumori le voci so- navano: c'era odor di festa. · La signora Isabella s'era alzata per tempissimo; e tra lei nella veste coi nastri turchini e la Raffaella con la berretta bianca era av– venuta una conversa zione fatta di cortesie, di scandagli, di assaggi, di mezze parole, di ret ice:u.ze, di allusioni, di dubbi copertamente pro-posti, di messe in guardia e di sospiri confidenziali, da dare dei punti " alla più consumata delle diplomazie". Alla fine, ciascuna era cresciuta ancora nella considerazione e nella stima dell'altra; e la simpatia che digià le univa s'era fatta più viva e più intima. Ormai per intendersi sarebbe bastata un'occhiata. La signora Isabella aveva fatto fare una levataccia anche al marito, il quale passeggiava in giù e in su pel giardino, stringendosi addosso il pardessù, con la boccaccia per l'essersi alzato presto e la paura del fresco della mattina. Romualdo, in piedi anch'egli da un pezzo, aveva di sua mano posato sulla tavola dell'ingresso .il paniere e le forbici materne. Beatrice aveva finito allora di vestirsi quando sentì -nel piazzale voci di saluto e saltellar di ragazzi: la voce di Maurilla : « Buoni ! buoni ! Son esaltati di già! >> ; la voce di Romualdo : «Bravi! Ora penso io' a provvedervi di tutto>>. E i ragazzi battere· 1e mani. _ Le cime degli Appennini nitide in faccia eran rosate dal sole quando Beatrice apparve sul piazzale. Suo padre, sua madre, Ro– mualdo, Maurilla l'accolsero a festa. I ragazzi coi panieri già in mano non stavano alle mosse. - Vuoi incominciare anche tu dalla vigna qui sotto al giardino ? Beatrice, disposta già a far a puntino quanto sapeva caro al maritor scese come un tempo la signora Bàrhera la scala dal piaz– zale al giardino. E nel portamento, nella figura, nell'espressione maestosa e solenne veramente pareva la sacerdotessa d'un rito sacro al Dio Autunno. Sua madre stessa provò una specie di suggezione e le venne in mente la Norma quando s'avvia a cogliere il visco: « Il sacro visco io mieto>>. La Norma era l'opera che sulla signora Isabella aveva esercitato sempre un fàscino grande, e la romanza 14. - Pègaso. BibliotecaG 1 no Bianco
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