Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Villa Beatrice 205 Glielo diceva avvampandogli col fiato la faccia; e l'occhio er– rabondo dava all'aspetto una minacciosità accresciuta da come egli stringeva nel pugno i panni sul petto a Pierino che quasi pareva lo sollevasse da terra. E quando lo lasciò, Pierino fece l'effetto d'un sacco di cenci che si ripieghi: stentò a raddirizzarsi e restò lì vacillante. - Vàttene pure: quel che ti volevo dire te l'ò bell'e detto. Sta . a te a metter giudizio. · Pierino USCÌ come uno a cui giri il capo. Canzonato dagli uni, sotto gli occhi indagatori degli altri, ber– saglio di grasse allusioni, di frizzi salaci, di doppisensi osceni, spasso delle ragazze e dei giovanotti di fattoria, Pierino ogni giorno di più si chiudeva in se stesso. Muto, con gli occhi assorti lontano, sordo a ogni dileggio, insensibile a tutto, egli, evidentemente, era altrove. E agli altri dava l'idea d'uno scemo. Ov'è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore: e il suo tesoro era troppo lontano dall'immaginabilità. Era anzi avvenuto questo miracolo : che egli era riuscito a averlo nel cuore, il proprio tesoro : e nessun occhio poteva arrivarci. Cosi, egli era libero di contemplarlo a pro– prio talento: poteva a suo piacere smarrirsi nella beatitudine di questo segreto possesso. E allora l'innamorato non vive più l'ordi– naria vita, terrena: tutto quello che lo circonda, che gli si agita intorno, son come fantasmi, larve, ombre, avanzi di sogni non an– cora ben dileguati: l'essenza, le forme vere della realtà son altre e si specchiano dentro di lui e egli le guarda così come in ferma acqua chiara si rifletton le cose purificate in immagini. S'era a ottobre: e la chiarezz}li dell'ottobre aiutava la verità di questa illusione. L'aria e il cielo erano, anch'essi, specchio, come l'anima sua, della soavità del suo amore. E tutte le cose tra le quali si moveva colei che l'aveva così tratto a questo stato incantevole e che serbavano' le traccie di lei e l'alitare del suo respiro, perciò, erano fresche e spiccavano nette sull'azzurro fondo vibranti di gioia: luminosa e melanconica gioia. Come quella che egli portava a fiore dell'anima. C'erano però altri momenti. Anche i cieli d'ottobre ànno i tra– monti infuocati e le ore del languore estenuante. Così per Pierino : ore di delizioso martirio. Quando poi serviva a tavola, nulla perdeva di lei. E il poterle stare vicino, il poter aspirare l'odore che emanava dalla sua carne - un odore acre che lo inebriava - la continua tensione per non farsi accorger di nulla, non fare trapelar nulla, metteva in tutti i suoi sensi un'eccitaziòne a cui dar pace valeva soltanto il pensare ancora a lei quando restava solo, l'immaginarsela ,ancora presente, ridente a lui dolcemente amorosa. E allora l'immagine bella scio- ' BibliotecaGino Bianco

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