Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
F.. Orispolti vivere, rifattosi cristiano senti che il Cristianesimo non solo recava un mutamento radicale nei modi con cui la vera gloria si acquista : « gloria vinta in più belle p,rove », ma che esigeva la rinunzia asso– luta, alla compia'.cenza intima del possederla o dello sperarla; al ri– muginare con soddisfazione dentro di noi le nostre doti naturali, o il felice esercizio che da noi se ne sia fatto. Ora, nella vita di lui la volontà di compiere ad ogni costo e sempre una tal rinunzia fu invitta, ma di trepidante e talvolta impacciata attuazione, tanto era il viluppo di precauzioni con cui cercava di. sottrarsi continua– mente a ciò che potesse ridestargli la tentazione, temuta sempre im– minente, di compiacenze superbe. :M:ada questa propria agitazione sorse nei Promessi Sposi, anche se passò per la bocca dei propri burattini, la rappresentazione sia delle varie forme d'orgoglio, o di quelle della vanità che dell'orgoglio è la caricatura e il castigo; sia del modo ce>me l'una e l'altra si possano vincere. Tuttavia, nei casi in cui l'umiltà ha da esercitarsi in vista della gente, una tal vittoria non gli parve pienamente esemplare, se non quando la magnanimità di essa non sia riconosciuta soltanto da un ragiona– mento sacro di spettatori cristiani, per il quale ogni vero atto umile è iritrinsecamente magnanimo, ma ferisca anche l'occhio dei mon– dani, e coll'attraente spettacolo proprio vinca ciò che l'umiltà da sola ha per essi d'inesplicabile o di spregevole. Il .primo felice esperimento di questo difficilissimo tentativo lo fece nella scena in cui il Padre Cristoforo chiede perdono al fratello deÌl'uomo da lui ucciso. La folla spettatrice era andata per godere dell'atto di viltà a cui il frate si sarebbe abbassato, e invece, pre– cisamente nell'istante della sua umiliazione, essa sente d'esser di– nanzi ad un magnanimo, e perciò lo riverisce ed applaude. « Il volto e il contegno di fra Cristoforo disser chiaro agli astanti, che non s'era fatto frate, né veniva a quell'umiliazione per timore umano : e questo cominciò a conciliarglieli tutti ➔>. Ma serbandosi costante la ma-gnanimità del padre Cristoforo, non è costante il riconoscimento che gli altri ne facciano. Quando assiste al banchetto di Don Rodrigo sentiamo noi ch'egli è un ma– gnanimo, ma non lo sentono i convitati; quando si ritira a colloquio con quel padron di casa, la riflessione nostra ci dice altrettanto, ma non l'impres.,sione provata da costui.· - · L'evidenza continua della magnanimità nell'umiltà non è che nell'Innominato; dopo il ravvedimento, s'intende. Lo stesso Car– dfoal Federico, visibilmente magnanimo sempre, non lo si vede per lo più che nell'esercizio della sua eccelsa autorità, fatta maggiore dalle virtù e dalla condizione di gran signore ; il che ben gli per– mette d'esser umile, ma gli toglie le occasioni e la. convenienza d'umiliarsi. Invece l'Innominato, che non dà anc6ra la misura del– l'umiltà sua nell'atto della conversione, perché compiuto dinanzi a BibliotecaGino Bianco
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