Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
248 G. A. BORGESE, Tempesta nel nulla tessenziaJ,e. Nella pa,lestra cli Dorgese, questo romanzo sta evidentemente a ra.ppresentaJ.'e il salto in altezza. Le sue 145 radissime paginette han tutta l'aria di voler attingerei vette che sono rare nella nostra, e in tutte le letterature. Ma quali .sono poi i resultati davvero raggiunti. ? Può darsi che l'in– gegno gra.nde cli Borgese e la sua molta esperienza di letterato, questa volta abbiano presunto troppo di sé; e che egli abbia astrattamente di– segnato un così arduo schema, che poi l'arte sua, solo in parte, poteva riempire. Il racconto ha quote medie e quote altissime; ma certo ogni lettor,e avveduto preferirà le prime, come quelle che sono state realmente raggiunte e non .soltanto ambite e indicate. Piacciono, quelle .stanche figure «ibseniane» nelle prime strade fuori dell'albergo, la scalata a Fuerda Surlej e a.ltre belle «nature» del- 1-'Engaclina; un gregge, una fonte, un arcobaleno, una marmotta, uno scoiattolo, i myosotis; e sempre quella libertà di andare, di salire e rias– sumere e intonare in sé il paesaggio distante. E ogni volta che Borgese tocca g'li a,spetti veri della Nanni, la figliuola chrJ ha, con sé, un po' svo– gliata stanca della ,strada, rivela delicatezza e feli.cità rare. « Voltandomi verso di,lei, inco.ntranclo i suoi occhi •scolorati dalla fatica del cammino .... Stanca come una bambina svogliata, •cadeva ,spesso a sedere dove capi– ta va, chinando g-li occhi sulle mani abbandonate .... Eccola lì la Nanni con gli occhi verdi come i ramoscelli nel suo costume di montanara, con le mani un po' grandi, un po' rosse per l'aria. ruvida, abba-ndonate lungo i fianchi magri. Lascia,va str~sciare per terra il suo bastonoello, appeso per il manico al polso .... Nell'aria, aspra sentii vicino a me l'odore dei suoi capelli: odore debole, di pane, d'erba. Come mi parve piccola! Riconobbi il suo viso di bambina>>. Questi ed altri sono i passi felici del r31Cconto; parofa e s,entimento qui si accordano, Borgese esprime tristeZ7.e, gioie e timori che davvero lo toccano. Ma egli mira più su: nell'intenzione sua e nello schema del racconto, queste pagine restano soltanto secondarie, e quasi stru– mentali. Queste verità umane vogliono essere trasfigurate in un dramm~, - in una, «tempesta>> dell'anima. E noi crediamo, •sì, alla esaltazione di Borg,ese e al suo peccato di superbia prima; come .crederemo poi al– l'espiazione, al suo paterno timore e al rimorso; ma purtroppò vediamo che, invece di rendere questi sentimenti per quello che sono, Borgese ci si impa,nca su con drammaticità vuota, con unJeloquenza pretenziosa e sroncertante. Pochi scrittori, come lui, 'in queste pagine, scoprirono così a,pertamente la volontà di mescolare a,l vero il falso, di fingere un sen– timento dove c'è soltanto un'astrazione, un concetto. E perché la nostra- affermazione non sembri arbitraria, non ci resta che citare; lo potremmo fare per pagine e pagine. Ho detto che nel libro sono molte e belle « nature >> ; ma vi sono anche passi come que– sto: « Ho sempre avuto davanti a.Ile grandi scene della natura straor– dinarie impressioni di suono. Come Pitagora sentiva l'armonia delle sfere, cosi a me pare di udire le voci del silenzio; e mi pare incredibile che gli altri non le odano con me. I tramonti hanno squilli attutiti di ottoni, note b;1Sse, vellutate, di trombe; la v,ista d'un ghiacciaio empie l'aria cli un fragore di timpani, cli un canto terribilmente acuto e tut- BibliotecaG1noBianco
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