Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
Villa Beatrice 77 intelligente, tutta propria di lui, di quell'accorato lamento: piegò la testa sul petto: cercò di raccogliere in sé quella commozione. Che cosa avrebbe dato perché si formasse, in quel momento, una lacrima! La vita. E invece allora era quando sentiva gli occhi più asciutti, riarsi quasi, e subito formarsi nell'intimo quello stato che nelle persone normali si forma soltanto allorché la commozione è così grande che passa i limiti della sensibilità : lo stato dell'impie– trimento. / Ma anche la signora Isabella aveva capito e guardava la :figliola con una severità acerba. Romualdo dètte subito un'altra piega al discorso: gaia. E alla fine volle stappar lo spumante e brindare. Brindò « alla salute degli ospiti e all'amore fecondo». La signora Isabella parve toccata nel vivo d'un organo elettrico come q nelli del pesce torpedine : il cristallo della coppa del genero dètte la nota dopo la quale c'è l'incrinatura; il signor Ermanno sorrideva un po' ebete; l'occhio errabondo di Romualdo cercava ll sommo dell'orbita; Beatrice aveva la faccia cattiva: quella che fa– ceva lei quando si sentiva ferita nel suo pudore. La signora Isabella aveva già il cappello in capo, la valigetta in mano, il velo prestatogli dalla :figliola per assicurarsi il cappello e riparare la faccia nell'automobile aperta, aveva già anzi la mano sulla gruccia dell'uscio di camera quando, come chLnon ne può più per aver taciuto troppo, afferrò la :figliola a un polso e tornando addietro fin in mezzo alla stanza : - Senti : ò il dovere di dirtelo : credo anch'io che sarà far cor– rer acqua su una pietra, ma non vuol dire: un giorno, chi sa?, avresti potuto anche rimproverarmi. Tu ài per marito una perla d'uomo : t'adora, t'à, messa nell'oro. E tu, a, tutto questo rispondi con un contegno che s'io fossi lui t'avrei di già presa a schiaffi. Bada: tu offendi la Provvidenza. Dài retta a me: parlo per il tuo bene : vìnciti, vinci codesta tua maledetta freddezza, fàtti amare, fàtti amare. Io ò bell'è visto: a una mamma non sfugge nulla: d'intorno t'ànno di già tutti a noia; nella fabbrica, oggi, io ero ri– masta addietro e ero parata non mi ricordo da che, ò sentito, tu sai che ò l'orecchio fine, ò sentito una donna che diceva: « L'ài vista? Superba come Lucifero!>>. Sei stata digià giudicata. Per ora, il tuo marito ti ama nel modo che tutti, anche un cieco vedrebbe : e qualunque altra donna nel posto tuo .... Non ài scuse: lo vedi che tutti lo amano, tutti? La bellezza del corpo è d'un giorno; disgra– ziata te, se badi a quella soltanto. Per ora, egli ti ama in un modo che ogni donna pagherebbe, capisci ? ; ma a lungo andare, ogni amo– re, se non trova amore .... E allora non ci sarebbe nessuno che piglie– rebbe le tue difese .... BibliotecaGino Bianco
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