Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

34 A. Consiglio E anc6ra: Conquistarla.... guai ai mediocri, guai ai paurosi, guai ai deboli, come me! Questa città non vi aspetta e non vi teme : non vi ac,coglie e non vi scaccia: non vi combatte e non si degna, -di accettare la battaglia. La sua forza, la sua potenza, la sua attitudine ,è in una virtù quasi divina: l'indifferenza .... Eppure vi dev'essere qualcuno o qualche cosa che turbi questa serenità, che vinca questa- indifferenza .... Questi passaggi non hanno bisogno di commento: in essi il fantasma assume la necessaria concretezza artistica, la trasfigu– razione della realtà è completa. È una passione contingente, trim– sitoria, ma è anche una passione eterna, la passione dell'uomo che lotta contro la resistenza delle cose e dell'ambiente ed afferma la sua volontà di ascendere. Accanto alla maschera cruda ed incisiva di Francesco Sangior– gio, don Giulio Vargas e il Ministro dell'Interno sono due minori personaggi tracciati con molto vigore; non formalmente contrap– posti, ma in realtà due espressioni opposte di un medesimo mondo : la decadenza, la raffinatezza, la politica come arte e come astuzia in'Vargas, nell'altro una rigidezza morale rettilinea tutta volta al– l'adempimento d'una missione che non tien conto delle meschine esigenze della politica; l'uno il Disraeli, l'altro il Gladstone di quel mondo. Non costituiscono, tuttavia, una rigida opposizione di concetti: in ognuna delle due figure v'è la ricchezza e là varietà µropria delle nature umane. Tale è l'atmosfera ro1;!1-anticache riesce ad aver ragio:ne dei difetti costituzionali della Serao. Quei giovani che eran venuti dal- 1' Abruzzo, da Napoli, dalla Calabria, dovevano infatti g·uardare quella grande città con occhi ammaliati: un po' essa appariva come la grande sentina dei vizi da purificare col ferro e col fuoco, un po' come la grande sfinge, la grande preda promessa al più forte, al più valoroso. Non retoricamente quei provinciali dovevan sen– tire nel cuore la medesima passione che animava i barbari calanti per la valle del 'fevere. Non crediamo, dunque, di errare afferma~do che la Conquista di Roma è opera di vera e propria collaborazione tra Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio. Oon questa affermazione non vogliamo solo notare un caso particolare, ma illuminare una essenziale caratte– ristica della personalità della ,Serao. Già abbiamo detto che ella partecipa al mondo. dell'arte con uììa natura femminile; ora nel– l'arte, come nella vita, ella reca la necessità di integrazione e di collaborazione che è caratteristica, appunto, della donna. Infatti, nella prima parte della sua opera, cioè i primi rac– conti a fondamento sociale, Cuore infermo, Fantasia, gli articoli del BibliotecaGino Bianco

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