Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

G. CAPRIN, Quir·ina e "ffloriana. Racco,1,to nella storia 115 Si assiste alla seconda felicità di Quirina, quella pura di madre e di sorella dell'esule, non più turbata da frenesia sensuale di donna mari– tata e vergine; agli eroici colloqui tra Firenze e Londra, due, quattro mesi fra l'andare e il venire d'una lettera, col dispendio, in tempi di gravi diffi.c.oltà economiche per tutti, col ,sospetto delle polizie vigili, coll'ansia del mistero, qua,ndo Fos-colo non rispose più .... Si rivede la vita londinese di Ugo, la sua tragedia, lo svegliarsi della· figlia ritrovata ad una vita tutta, nuova, fantastica, inverosimile per lei .... e la morte miserabile di chi aveva scritto l'Ortis, i Sepolcri, le Grazie, scoperto Dante, iniziata l'istituzione· dell'esilio, consegnata idealmente a Gìuseppe Mazzini un'eredità di spirituale grandezza. E la morte r8ipida di Floriana, povera tisica, dopo un mesto casto amore con un giovane dabbene. La possibile fine di·tutto, di memorie, di carte, di documenti, di ricordi, e su tutto un'ostinata,. volontà di vincere e lo spazio e le lontananze ,e le volontà di uomini e di governi, perché la gran– dezza del Poeta non periss,e, perché anzi da allora essa cominciasse ; la volontà eroica della donna gentile .... Se Caprin voleva, poteva facilmente calcare o incidere con SJVolazzi e panneggiamenti le ligure e le figurine' del mondo che ha ricostruito con tanta economia di fantastici· rilievi, tale che a rileggere le lettere di Ugo e di Quirina, dopo il libro del Caprin, potrébbero sembrare quelle l'ampliamento di questo, quasi cronaca, conservata da qualche anonimo straordinario. Citand o Pickering , avido libraio, un biografo prolisso non avrebbe resistito a racconta.re che, vivo Foscolo, gli lesin,ava una ghinea; morto, richiese a Mazzini be n quattromila sterline per cedergli gli scritti dan– teschi rimasti in suo posi-:esso,e avendogli permesso di esaminarli breve– mente, stava ansiosamente a.ile spaHe dell'esule genovese perché non im– parasse a memoria le pagine foscoliane. Un aneddotista. impenitente quanto ci avrebbe scritto, sopra quel particolare lasciatoci da qualcuno che Floriana, chissà per quale mi– stero, portava sempre i guanti, o sulle quaranta ore che ci volevano nel battello Ostenda-Dover, per andare. dal Belgio all'Inghilterra, col tempo buono, il decuplo di quante ne occorrano, col mare cattivo, ora, o sui tratti grossolani che i ritratti della Mocenni c~ mettono davanti, con quel petto troppo rigido, in contrasto con l'angelica squisitezza sottile dell'anima sua, o su certe infiammate calde parole ana donna gentile, sincere espressioni di Foscolo a colei che egli diceva madre, sorella, amica, senza ricordarsi forse che quei dolci nomi li aveva spesi anche per la Giovio. Si potrebbe seguitare, ma per far risalta,re sempre più la efficace sobrietà del Caprin, che qualche colore veramente indovinato ha riser– vato per raccontare i primi a-uni di Floriana a East Moulsey. Ma chi è stato a Londra, e sa come là, anche a non volere, fioriscano nella mente di chi ha piena la testa dei soliti fantasmi del passato, visioni e me– morie e immagini ottorentesche, può comprendere perché il Caprin, il quale non ha, inteso, eol pretesto di Quirina, descrivere la vita di Fi– renze capoluogo del dipartimento dell'Arno, né di Londra, dopo Wa- bliotecaGino Bianco

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