Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

\ . G. PERROTTA., I Tragici greci ecc. 113 gedia e cioè su le scene di Èracle in fine ~ su quelle di Deianira in prineipio, non mi sembrano confutate sicuram€lnte; e la unità della tra– gedia né è dimostrata, né fors€l è dimostrabile afl'atto. Ma qui fa capo un altro grosso problema, che è appunto questo dell'unità : e io credo che, non dico per salvare, ma per intendere buona part(l della, poesia tragica greca, Eschilo compreso, e penso alle Eumenidi, bisognerà avere il coraggio questo criterio d€lll'unità di abbandonarlo o almeno di limitarlo parecchio. E penso anche, per riflesso, alle commedie di Aristofane. Insomma, dalla ispir~ione essenzialmente lirica e unitaria del teatro eschileo, si procede verso un'ispirazione più propriamente drammatica, in cui certe sc€lne o addirittura certe parti di tragedia prendono un loro tono e valore per se medesime, quasi fossero staccate e isolate dal rimanente : massime cert€l parti o scene a coppia per amor di contrasto. Sono famosissime le ,scene a contrasto del teatro sofocleo. E Sofocle il più delle volte, nonostante codesto, riesce :1 mantenere unità; ma proprio Euripide, in certe trag€ldie, non d.irei. Dimostrare di codeste trag€ldie la unità con argomenti esterni, sopra tutto mitici, può anche esser,e cosa facile; ma dimostrarla con argo– menti iilterni, di coerenza di tono, non credo possibile: e il Perrotta medesimo in altri suoi studi euripidei fece a questo proposito tentativi notabilissimi, ma, se non sbaglio, poco persuasivi. Si deve concludere che difetto di unità è difetto di poesia ? Qualche volta si; ma non necessariamente, né ,S€lmpre. Il problema va ripreso e riesaminato ri– prendendo e riesaminando con concretezza di analisi le tragedie con– troverse. Per buona fortuna il senso e il gusto d(llla poesia, e sopra tutto. i modi e i metodi di investigare e di valutare la po€lsia,, già dif– fusi d~ un trentennio presso studiosi di altre letteratur€l, .segnatamente moderne, 'stanno penetrando ormai anche negli studiosi di filologia clas– sica: che è una delle conquiste più osservabili della filoso.fia id€lalistica di questi ultimi dieci anni : e questi due libri del Perrotta ne sono lodevolissimo documento. · MANARA V ALGIMIGLI. GIULIO CAPRIN, Quirina e Floriwna. Racoonto nella storia. - Monda· dori, Milano, 1931. L. 12. Giulio Oa,prin è uno scrittore fine e singolare che, dall'arab€lsco pub– blicato un quarto di secolo fa., Il fantasma di Pierrot. ad oggi, ha, non solo in produzioni di cultura, di politica, di osservazione storica e geo– grafica, dato prove di originalità elegante e sostanziosa, ma anche in affermazioni narrative molto interessanti. Eppure, il Caprin non è uno di quei nomi che ricorrono in prima li– nea nelle antologie, nelle rassegne, nelle rubriche di letteratura contem– poranea: il Pellizzi, nel noto suo libro, gli dedica un rigo, elogiandolo come « letterato molto consapevole e quadrato>>, altri lo ignorano. Ma non lo ignora, credo, il pubblico a cui il Caprin ha dato, a, volta a volta; libri di lettura agile, fervida, intima e piacevole che si leggono, dirò con una frase scaduta di moda, d'un fiato, come questo sulle due deli– ziose figure di donna che s'incontrarono con la vita, di Ugo F'oscolo. 8. - Ptoaso. 'blrotecaGino Bianco

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