Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

L'ULTIMA POESIA DI ARTURO ONOFRI. La maggior parte dei poeti moderni, ai quali si attribuisce qualche valore, o che l'hanno veramente, -sono poeti difficili : uomini a doppio, .a, triplice fondo, con bisogni di visione oltre la sup erficie del la vita. Oggi spesseggiano; ma ce n'è sempre stati: noi italiani abbia.mo ragione di pensarne male meno di qualsiasi altro, avendo av uto come m assimo poeta nostro il massimo della specie, Dante Alighieri. Dante nostro non è un'eccezione, ,se non per la misura. Ma chi crede onestamente ai fatti, come io credo, ravvisa in ogni tempo e in ogni nà:zione, poeti di non facile aocesso. Per lo più sono quelli nei quali l'immaginazione attraversa fulmineamente gli strati di pensiero for– matisi nella vita meditativa dell'uomo. La poesia non rifà il lento viaggio del ragionamento. Essa l;!,rrivarepentina al paese nuovo che quello si è aperto. Si sente come nata in quelle lontananze; dimentica che un viaggio c'è stato. Arturo Onofri, poeta nostro certamente difficile, conferiva, - cosi ci era assicurato da Girolamo Comi nel suo discorso onofriano di Roma, - a.Ua intelligenza concettuale e speculativa un'importanza alta sì, ma di transizione. Era il mezzo di trasporto per il viaggio. Ma giunto alla mèta, entrato l'uomo nello stato poetico di grazia, non avrebbe più sentito bisogno di intelligenza filosofica per riconoscere in se stesso lo spirito. Ogni sua parola sarebbe stata direttamente illumi– nante. Sarebbe nata in lui la «parola-Verbo», la «parola-fuoco», ricca di spazio, di rapidità e di fiamma come la, folgore: aoeesa, - ci dice sempre il Comi, - « nell'atmosfer~ di poesia ad ogni costo che lega l'uomo al cosmo». L'Onofri era un mistico e parlfl,va il linguaggio dei mistici. Per lui la, parola ,era figlia del senso della vita, del vivo vincolo con l'Universo, e non del pensiero. Questo ~mlto del senso della vita, e della parola, come sua espres– sione immediata, è largamente diffuso nello spiritualismo artistico moderno : ma non tutti i suoi fedeli hanno il misticismo dell'Onofri. Molti vi cercano soltanto un modo di raffinamento della tecnica espres– siva. Questa ,è per Onofri una fase iniziale, su la quale poi divampa il suo misticismo. Esso veramente fa passare nelle parole di lui un'aura infocata d'entusiasmo, un ardore. In ciò egli supera il primo maestro, dal quale è proceduto, il Mallarmé. Questi si era inoltrato in specula– zioni acutissime sul valore organico del verso, sul valore fisico e insieme magico della parola isolata e collocata in esso; e filando su questi valori era giunto a una specie di misticismo della propria nuova stilistica. ·Ma 7. Pègaso.

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