Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

SETTIMANALI. \. Un discorso di Alberto Pirelli. 7 giugno . .Sull'ultimo bollettino dell' « Italy America Society » ho trovato un breve discorso tenuto da Alberto Pirelli il mese scorso a Washington nel banchetto di quella Camera di Commercio. L'aS!Ciutto e alacre ottimismo di Alberto Pirelli s'accorda cosi bene con quanto Prezzolini ed io abbiamo scritto qui nel settembre e nel novembre del• l'anno scorso circa la pretesa, vittoria delle macchine sull'uomo ormai istupidito, che la lettura ,è stata un piacere. « Ha veramente Vulcano ucciso Apollo? ... Dicevano gli antichi che occorrevano cinque schia,vi J,>erfare un uomo libero. Oggi le macchine hanno preso il posto degli schiavi, non dell'uomo libero .... I filosofi vennero dopo i conquistatori, e i me0enati erano .figli di mercanti .... Dov'è il confine tra il valore spi– rituale e il valore materiale d'una grande invenzione?». E l'oratore ci• tava il volo di Lìndberg, il volo dello stormo di Ba.Ibo. Quando interrogo e ascolto uomini come Alberto Pirelli, vedo la vanità dell'opposizione tra i capi (qui ca,po vuole dir testa) dell'indu• stria moderna e i cosi detti intellettuali, filosofi, artisti, scrittori, mu· sicisti : un residuo del verboso odio dei romantici pel filisteo borghese, messo perfino in musica nella Bohème, un tardo effetto della retorica opposizione tra la torre d'avorio che nessuno ha mai veduta e il camino dell'officina che tutti vedono, per l'orgoglio dell'arte pura, della pura bellezza e del puro sospiro. Queste distinzioni giovano a capire l'opera d'arte, cioè a far critica; non giovano a crearla, cioè a far poesia. Tanto meno in Italia dove, da Dante a Gabriele, la pura liricità è uno stato di grazia '.Còncessoin premio soltanto a chi ha vissuto e lavorato gomito a gomito cogli altri uomini. S'intende che ogni attività ha le sue leggi, cioè i suoi limiti, e il poeta in perpetua adorazione della maochina è un seccatore a ripetizione quanto l'industriale in adorazione della poe· sia. Noi qui ,si parla degli uomini interi, quelli di voce piena; e perciò questa concordia ci consola, tra uomini di lettere e uòmini d'azione, nel giudicare la più gra,ve malattia dello spirito moderno. Attesta se non altro che la tanto maledetta trndizione o a,bitudine di giudica,re il pre· sente e l'avvenire sull'esperienza e l'esempio d'un lungo passato, è molto utile, alla fine; e spesso è più attiva, da noi che in Francia o in Germania. Un'altra abitudine è propria, di Alberto Pirelli, che era una volta singolarmente nostra: quella di spiegare e misurare i fatti soltanto alla, stregua degli uomini, di credere cioè che, riochezza o miseria, vittoria o sconfitta, il metro del mondo resta• l'uomo. Le maochine, il pericolo delle macchine ? La stessa architettura, anzi tutte le arti avranno, si dice, da oggi per modello, non più l'uomo, ma la macchina. Bella frase, come è giusto, d'acciaio. Ma l'uomo so che è. La maochina di modello quale è? La locomotiva o l'accendisigaro? La verità è che l'uomo ha

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