Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Villa Beatrice 87' Romualdo, le s'aggiungeva anche quest'altro gastigo: soltanto all'idea di diventar madre provava quella rivolta. Perché ? Perché ? Che peecato aveva commesso per cui le toccava scontare così? A un certo punto sentì che il marito entrava nella stanza: ella finse di dormire. Il marito accese la luce· della lampada da notte, s'avvicinò alla, parte del letto ove giaceva lei e rimase lì, fermo in piedi - ella lo se11tiva senza vederlo - rimase lì, a lungo. Poi, ella sentì che si piegava su lei, sentì il suo respiro vicino all'orec– chio e poi il posarsi, lì, dei baffi e il caldo della bocca: un bacio: il gorgogliare a fior d'acqua d'una bolla d'aria. E poi sui capelli una cal'ezza dolcissima, lenta. Lo sentì allontanarsi in punta di piedi : spengere, girando la chiavetta, la lampada da notte e tor– nare di là. - Romualdo ! - Ma la voce rimase lì, nel guanciale. La mattina - una mattina di settembre meravigliosa - ella era già desta e aveva già aperto da sé le finestre della camera ; e ora, rientrata nel letto, godeva il respiro fresco dell'aria e la vista, pur stando seduta sul letto, dei monti netti, là, :mll'azzurro chiaro. Quella nitidezza, quella trasparenza, com'erano dolci! Ella se ne sentiva ricreata; e un'idea, come una fantasia, le era venuta al pensiero: accompagnare il marito alla fabbrica. Insieme, nella mattina: che gioia sarebbe stata per lui! E anche lei assaporava il gusto nuovo di questo suo atto come di cosa che rompe una mo– notonia fissa e spalanca una porta a un respiro nuovo. Dalla camera accanto un batter di nocca all'uscio, un domandare discreto : « È permesso ? ll. E in lei appassire di già, come un fiore di campo appena colto, l'idea fioritale in mente. Romualdo in pigiama entra e sùbito resta sorpreso delle finestre così spalancate. - Anche tu ài sentito l'incanto di questa mattina! È così bello settembre! Il mese più bello di tutti! E il marito si fermò alla prima finestra, come se da quella fine– stra la veduta fosse un'altra che dalla sua e l'aria un'altra; tutto anche più bello: - Che magni.ficem,a ! Sono questi i momenti in cui si capisce · come la vita sia un dono : un gran dono : e infelici quelli cbe non respirano più, che non àn mai respirato questo che è Dio. Non se.i.ti anche tu che Dio è questo, in questa gioia che si respira ? Beatrice faceva ogni sforzo per tenere aperta l'anima, allo stesso senso della vita come d'un gran dono di gioia. - Beatrice! Ella si volse Yerso il marito; e avrebbe voluto potergli stendere anche le braccia: quelle rimasero inerti; cercò di sorridergli. - Perché ài il sorriso sempre così doloroso?

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