Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Villa Beatrice 673 - Bevi ! Ti passa ..... Ella intravide inginocchiato il marito che le porgeva qualche cosa, nell'ombra, di luccicante: il cristallo d'un calice, e sentì l'odo– re di menta dell'acqua antisterica. Si rialzò accomodandosi le vesti slacciate. Bevve : quell'atto e il calice e il sapore strano della be– vanda, tutto, le pareva un simbolo . .Sempre in ginocchio, il marito riprese dalla mano che ella lasciò ricader giù inanimata, il calice: ella udì« bella!>> come un gorgoglio d'aria che venga a fior d'acqua. E si strinse di più le vesti e si serrò ana nuca la capigliatura fluente. «Bella!>>. Prima sull'una, poi sull'altra mano quel posarsi di cosa viscida fra il pelame: e quindi la figura allontanarsi. Ella entrò nel letto. La lucciola tuttora errava nella camera. Il passo di lui. Beatrice arrovesciò la testa sul guanciale, abbandonandosi come a una corrente che porti a morire. Ancora un po' di singhiozzo, ma ora debole, appena sensibile. A un tratto, ella fece per gittar un grido: ma le restò soffocato dentro. Che strazio, Dio Dio, che strazio!: di quelli che provocano la ribellione e accendono una vampata d'odio; una tortura di là da ogni immaginazione e che le scopriva una parte di sé ch'ella aveva ignorato fino a quel momento. E per l'essere che ora,, nella beatitudine dei sensi, affannava sopra il suo petto, ella provava codesto odio che le veniva dal sof– frire atroce. E rimase con- gli occhi sbarrati, con le labbra riarse, col bru– ciore lasciato dalla tortura. · La lucciola agonizzava sul pavimento. (Continna). BRUNO OIC0GNANI. 43. - Pègaso. BibliotecaGmo Bianco

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