Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
Villa Beatrice 667 quello fosse da capo l'uomo di quell'altro sogno, che fosse da capo l'uomo con l'occhio per conto suo e con i baffi spioventi. - Una felicità così, io non me l'ero mai figurata. Tu senti ch'io te lo dico col cuore : lo senti. Essere accanto a te, qui : ca– pisco ora che cosa sia il desiderio che il tempo si fermi e lo spavento invece del suo camminare, e che proprio-questo passare del tempo .... Oh! ma io t'amo tanto; e l'amore può anche arrestare il tempo. Non credi? Ella assaporava, socchiuse le palpebre, queste parole che erano proprio parole da un personaggio di sogno; parole d'incanto : fio– ritura d'un' anima. Qualche cosa di straordinariamente leggero le sfiorava, a sinistra, i capelli. Aprì gli occhi. In una radura, là, della spalliera, il viso biondo acceso d'un giovanottello perduto in estasi. Egli non credeva certo d'essere veduto, e la curiosità golosa era stata più forte della prudenza. Aveva la bocca aperta e non batteva ciglio. Gli occhi, estatici, fis– savano lei. Ma qnando incontraron lo sguardo dei suoi, il viso scomparve dietro il folto della spalliera e si vide una rama oscil– lare come quando un t1ccello n'è volato via a un tratto. Come ora ella si trovasse nel viale dalla parte di dietro della villa verso 'la strada, non avrebbe saputo dire: non si chiedono ai sogni troppe spiegazioni. La strada era lontana : se ne intravedevan qua e là scacchi bianchi: ma frassini e cipressi sorgevano a dar li– bertà e a impedire la polvere e ad attutire i rumori. E ci dovevano esser tanti mai nidi in quei cipressi a giudicare dai voli e dal chiasso degli uccelli attorno. Il viale metteva ai locali della fat– toria: tutt'un mondo: tutt'un'altra cosa che dalla parte della villa. Anche qui uno spiazzato, coi tigli, ma che metteva direttamente nella strada e era ingombro di botti, di orci. Polli e tacchini che becchettavano, e trasvolar di piccioni. C'era un carro di bovi che caricava. E si sentiva presente un'attività, una vita, una ricchezza; e dalle cantine veniva afror di vino che con la fragranza, ora stanca. dei tigli, eccitava. Al comparir del padrone con la moglie, i contadini che cari– cavano si tolsero il cappello: e una donna, con una pezzola rossa avvolta intorno al capo, che garriva ai polli« sciù ! sciù ! )), s'asciugò le mani che aveva molli a una c6cca del grembiale e andò incontro alla coppia. Era vestita con una pulizia, messa con un garbo che faceva piacere. Di sotto alla pezzola scendevan i capelli grigi pet– tinati con le bende a coprir gli orecchi ; il bel giubbino marrone, le sottane larghe a, cui davano mossa le anche potenti; era il ri– tratto della salute. Davanti alla nuova padrona : - Vossignoria, sia la benvenuta! BibHotecaGino Bianco
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