Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Villa Beatrice 663 il respiro mosse avanti il piede, appoggiò la punta .... E restò così : le era negato di far di più. In quel momento, di là, il marito sputò. Era una delle cose che più a Beatrice facevan disgusto. Si buttò accasciata sul letto. Il battere dell'ore dell'orologio nella parte alta della villa: i tocchi che spaziati nello sfascio -del– l'aria e poi s'avverte il cinguettare e il piar degli uccelli vicini, il frinire delle cicale pei campi sopra al silenzio : tanto silenzio che i suoni stessi ne dànno la sensazione. E una quiete in cui il sommer– gersi è dolce. Anche Beatrice vi s'abbandonò; ma poi ebbe paura e suonò il campanello. O non era la Teresina, non era la donna della casa paterna, quella ragazza dalle gote bianche e rosse che comparve con la cre– stina in testa ? Sorrideva felice. - Signorina.... per me sarà sempre la mia signorina .... se sa– pesse come son contenta d'esser venuta con lei! È stato il signor Romualdo: perch'ella non sentisse troppo il distacco, perché avesse accanto una che sa le sue abitudini. Son venuta coi bauli della sua roba, col treno : vedrà che non mi sono dimenticata di nulla : le ò portato anche la Madonnina: lo so, ... via, m'immagino, che debba far piacere avere ancora con noi certe cose che ci ricordano il tempo .... ·Mi terrà con sé, vero, non mi rimanda via, signorina? Il viso di Beatrice doveva esser cupo. - J'i; così bello tutto '. Che aria! che villa! i fiori e la voliera, i cigni, le api, il pomario, i cavalli .... ò già visto tutto. - E non specificò che aveva visto anche lo chauffe-ur : l'aveva condotta lui, Guglielmo, a veder le bellezze. - È così bello, qua, tutto. Non mi rimanda via, eh, signorina? Eppure era proprio quello che Beatrice avrebbe fatto volentieri. Le faceva rabbia quella ragazza: rabbia perché era stato il marito che l'aveva voluta lassù, rabbia per quel suo trovar tutto bello. Ma non disse nulla. - Ohe cosa voleva, signorina ? - Nulla. - Aveva chiamato. - Avrò premuto inavvertitamente il bottone del campanello. Non volevo nulla. E la Teresina riscese le scale con un broncio cosi lungo che chi sa quando mai si sarebbe accorciato se nell'andito semibuio presso alla cucina, non avesse a un tratto sentito dietro a lei uno in punta di piedi e_poi un soffio nel collo : - Dio mio, che paura, signor Guglielmo, m'à fatto! Il tam-tam avvertì che il desinare era pronto. Bea,trice facendo un o·rande sforzo su se stessa, aveva vinto ' o . . l'accidia angosciosa e era scesa in una veste fresca da sposma m BibliotecaGino Bianco

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