Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Villa Beatrice Ella accennò con un dito di no. - Siamo quasi arrivati. 661 Ohi sa perché le rimase per sempre impresso quell'orcio colmo di ramato in fondo a una viottola, mentre l'automobile faceva una delle ultime voltate della salita. OAPI'l'OL0 III. Sulla sogliç1,dell'usciale spalancato al sommo d'una specie di rampa nel bel mezzo della facciata, una donna d'una certa età, più larga che lunga, con un grembiule bianco e la petturina bianca, sopra un vestito nero da " dama del Sacro Cuore ", un mazzo di chiavi lustre a cintola e in testa una berretta bianca d'una foggia originale, con un gran fiocco quasi a ali di farfalla, alzò le b;raccia drizzandosi, per farsi più alta, in punta di piedi e agitò un fazzoletto trinato che si vedeva scelto per l'occasione, appena l'automobile sboccò dalle spalliere verdi del viale nel piazzale ghiaiato davanti alla villa. - E cosi, con le braccia alzate e agitando il fazzoletto prezioso, ella rimase sulla soglia finché gli sposi non furono scesi : al primo loro passo sulla rampata, anche lei si mosse e quando fu davanti a loro, fece un bell'inchino, si levò dalla cintola il mazzo delle chiavi e lo porse con aria solenne alla sposa. - È la "tata"· che ti fa l'omaggio della casa. Fin ora à diretto, l'andamento lei: era un interregno: è vero, tata? Ora è venuta la regina e la tata cede le insegne. Gli occhi della donna sfavillarono. Beatrice prese le chiavi macchinalmente. E non s'accòrse che quella era rima.sta in attesa, col braccio mèzzo proteso e con un in– chino abbozzato. Prese le chiavi senza dir neppur grazie. L'altra si ritirò da parte, risollevandosi dall'inchino e segui con gli occhi, cor– rucciata, la coppia. Poi rientrò nella villa dalla porticina di ser– vizio, bofonchiando. Il marito intanto conduceva a braccetto la moglie su, al primo piano. C'era nella villa l'aria odorosa della campagna di giugno, il fresco custodito, per quanto la mattina fosse già inoltrata, col tener le persiane abbassate : onde quella luce che è come una fre– schezza :filtrata e le stanze ànno lucidità crude; e c'è da per tutto il senso del risveglio recente, della pulizia fatta da poco, delle cose finite ora d'assestare. Beatrice, trasognata, entrò nella stanza di cui il marito le apriva BibliotecaGìno Bianco

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