Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
I 656 , B. Cioognani I ---------_--- t . d 11' / salidi: stacc!l,rli sarebbe staccare una par e viva e esse e mera- viglioso. . ·· I Dètte questo senso Beatrice quando apparve; e anch'~Ìla, da che sua madre le a,veva appuntato il velo e la ghirlandett~ di ciocche d'arancio, s'era sentita trasportare in ispirito come iin un altro mondò : in un mondo che risentiva di immaginazioni monacali, in un mondo che sapeva di clausura, di cortili di convento, di quella pace,· di quello stanco silenzio lontano, di :fioriture bianche, pal– lide, dall'estenuante profumo. E in questo stato di trasognamento, quasi di .svenimento mistico, le persone e le cose le si presentavano come .figure per un momento spiccanti e sùbito uscenti di foco : suo padre, che ella stentò a riconoscere, pettinato lucido, lo spa– rato bianco, la cravatta bfanca, - la baciò in fronte coi labbri tremanti e gli occhi umidi - ; la zia Corinna, con un vestito color pul~e, a sboffi, e un cappellino con un rosolaccio; la cugina ragazza, con un sottanino anche più corto del solito, accentuava per l'oc– casione i molleggiamenti delle anche : i due piccoli seni eran anche più impertinenti del solito col bottoncino che traspariva irto; l'altra cugina col marito; altri parenti di quelli che· tornano a galla nelle ;ricorrenze; il suo testimone, un collega del babbo, che era stato anche padrino di lei - un caro vecchio con la barba bianca. La signora -Malvina raggiava con le braccia ignude, cicciute, a braccetto al marito : un omino che le arrivava ana spalla. E là, presso quella :finestra, lo sposo conversava allegramente col proprio testimone : ex consigliere provinciale del suo manda– mento. Appena, essi la scòrsero, appoggiata al braccio materno, tacquero: ella abbassò gli occhi e vide le quattro gambe venirle in– contro e fermarlesi avanti; avvertì il silenzio come d'attesa ch'ella alzasse il capo. Ella rimase a capo chino. Lo sposo le presentò il testimone : la voce la feriva, ma le parole non le distingueva. Fu un'alternativa di particolari insignificanti, estranei, cne la colpivano, e di pause, durante le quali la vita dei sensi restavl:L paralizzata: e lei era- invasa da un'ambascia sorda. Le· trafitture, ogni tanto, al risveglio, erano come •iniezioni di veleno le quali alimentavano l'angoscioso torpore. Di tutto questo però, nulla traspariva, al solito: una bellezza solenne, nell'abito bianco, di dea impassibile cui non toccava la faticosa, instabile, misera sen– sibilità dei piccoli mortali. E invece ella sentiva che avrebbe avuto più di ogni altra bisogno di tutte quelle attenzioni, di tutta queJla assistenza intima, fatta d'amore che intuisce e sa, quel conforto muto e pur tanto forte che i genitori dànno a una :figliola codesto giorno : bisogno più che se fosse una bambina di quattordici anni. Quel giorno era la ·:fined'ogni speranza, il mancamento irrimedia– bile d'ogni promessa. Per nessuna ragazza la cerimonia era mai BibliotecaGino Bianco
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