Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

G. LONGO, Callirhoe 757 Sgranò meravigliati occhi una rosa è determinazione ch'eclissa tutti gli sguardi muliebri balenanti per entro le pagine del Longo. La poesia amo– rosa, del quale, se mai, è questa : Vita, quando tu fresca nei chiari mattini fiorivi, racchiuderti tentai tra le mie braccia forti. Non mi restò che un lieve profumo di rose, un odore cli giovanili chiome, o fuggitiva, in cuore. Questo solo.... Ma è tutto, se anc6ra il tuo volto balena, entro il melodioso ritmo dell'elegia! Come si vede, la, donna, vi è in causa fino a un certo punto. Suggerisce un'imagine; in cui ciò che conta davvero, è la fuggevolezza. Così, più irresistibile del motivo dell'amore, nasce il motivo della morte. Il poeta, - elegiaco come nessun altro oggi in Italia, - quando non è nel ricordo della figlioletta rapitagli d'appena, undici mesi, è quasi certamente nel mito di Persèfone, cui fa volentieri da sfondo la valle agrigentina dei templi, con le sue rovine e il suo silenzio scandito dalla voce ammoni– trice del chiù, parola che in siciliano significa, per chi non lo sapesse, più o 1nai più. E direi che da tale natura, - così affine, in Sicilia, alla greca, - oltre che dalla suggestione dei resti di tanto gloriosa civiltà tramontata, derivi al poeta,, prima e meglio che dai libri, l'ellenismo espressivo di cui dianzi parlavo, ch'è poi ellenismo di visione. Siamo così, con questo della natura, e di siffatta natura, al terzo motivo od aspetto del sentimento del Longo, siciliano di nascita, e vissuto quasi sempr•e in ,Sicilia, a Cefalù, a Girgenti, a Palermo, e, durante le va– canze estive di professore, a Tusa e a Terrasini. L'incanto di questi luoghi, alleandosi con la poesia della morte, crea anc6ra un motivo, il religioso, onde s'alimenta il sentimento nella sua forma più alta. Pel quale, e pel modo suo d'esprimersi specie in alcune delle Novissime elegie, vorrei che a proposito di questo lirico non si continuasse a dire, come un po' su tutte le odierne riviste, di poeta fine, di poeta delicato, ma si comindasse a parlare di poeta senz'altro. E ci si persuadesse inoltre. e religiosità a parte, che se v'ha una poesia la quale si vergogna del sentimento, e per farsi accettare, sentimentale come ogni poesia, s'im– pone la mas,cherina dell'humour, ha da esserci posto anche per altra, la quale, mentre di sentimento vuol essere, sa difendersi dal sentimenta– lismo con la più difficile e insieme la più legittima, in arte; delle salva– guardie: con la chiarezza espressiva, che nel Longo è appresa dai greci, ma riesce anche ad essere inedita. PIERO NARDI. STEFANZWEIG. Tre poeti della propria vita. - Sperling e Kupfer, Mi– lano, 1931. L. 25. Stefan Zweig è scrittore di vies romancées ? Questa domanda a brucfapelo, e che sembrerà ingenua a chi conosce l'opera di ,Stefan Zweig da parecchio tempo, non è posta ingenuamente. Me la son trovata da– vanti, come esemplificazione e ma.gari come esagerazione, dopo la let- ~iblioteca Gino Bianco

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