Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

,,.. 516 P. Misciattelli a, dirle ch'io ne penso peggio di quello ch'Blla m'ha fatto l'onore di ritenere. Tengo che essa valga meno, non solo della sanità, ma della malattia; perché mi pare che debba essere assai -più difficile farne un uso buono e ragionevole )) 1 ). Per la Saluzzo e il Manzoni, come per Dante, ogni fama mondana era vanità. Non è il mondan ·romore altro che un fiato Di vento, ch'or vien quinci ed or vien quindi, 1lJ muta nome, perché .muta lato. Alessandro Manzoni ebbe pochissima dimestichezza epistolare con il cosiddetto sesso gentile. Nel primo volume del Carteggio (1803-1821) non troviamo neppure una lettera indirizzata ad una donna. Nel secondo (1822-1831) se ne legge una sola, in data 11 novembre 1828, diretta alla signora Albertina Necker de .Saussure, la figlia del grande scienziato ginevrino, scritta in francese; e sette lettere furono da lui inviate alla Contessa Diodata ,Saluzzo Roero. Di queste sette, all'infuori della prima in data 30 luglio 1824, le altre erano note fin dal 1843, per essere state pubblicate in appendice al volume delle Poesie postume della Saluzzo. Un caso fortunato mi ha fatto venire in possesso d'un gruppo di dieci lettere inedite del Manzoni aìla poetessa piemontese, le .quali sono di notevole interesse perché completano in .gran parte la corrispondenza corsa sopra tutto dal 1827 al '30, fra l'autore ,dei Promessi Sposi e una gentildonna italiana per la quale egli mostrò la più alta ammirazione e _nutrì sensi di viva ed affettuosa amicizia. La Diodata Saluzzo ebbe l'onore singolarissimo di essere l'unica donna estranea alla sua famiglia, alla quale il Manzoni si degnò di scri– vere ripetutamente; e le fu così devoto da curare di persona la stampa delle Novelle presS'o il Ferrario, come ci confermano le lettere inedite da noi qui ,sotto pubblicate. E queste lumeggiano le varie vicende della pubblicazione che ,stava tanto a cuore alla Contessa; l'interesse che il Manzoni mostrava alla salute cagionevole di lei; la premura che aveva nel compiacerla e servirla; il timor~ di averla dispiaciuta, quando cadde involontariamente in un errore di persona nell'invio d'una copia d'omag– gio delle Novelle: « Sarei fortunato troppo più del mio merito s'Ella volesse darmene espressamente il perdono, e sopra tutto se potessi esser certo che questo .sbaglio non le ha recato un forte dispiacere». E, in questo caso, egli si dice pronto ad av'vertire la persona, cui era stato inviato l'esemplave, del proprio errore, cioè a far cosa umiliante e spia– cevolissima. Non v'ha dubbio che la nobiltà morale della Saluzzo indusse il Manzoni ad amarla: ad un vero e riverente amore, più che a una semplice e cortese amicizia, vien fatto di pensare leggendo queste lettere. Il desiderio accesosi nell'animo del Poeta adolescente di vedere, di conoscere personalmente la poetessa ammirata dal Parini, dal Foscolo, dal Monti, non fu spento dagLi anni. Si accrebbe con l'andar del tempo e 1 ) Vedi in questo fase. di Pègaso, lettera III. BibliotecaGino Bianco

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