Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

r Lettere inedite di Alessandro Manzoni 515 Strana fortuna hanno le rinomanze letterarie, che accarezzano spesso i viventi ed abbandonano i morti; e talora consacrano taluni scrittori da vivi, col sigillo dell'eterno, che i posteri riconosceranno autentic~ e rispetteranno, e tal'altra, invece, fioriscono solo su le tombe di personaggi disprezzati o non veduti dai contemporanei. Sarebbe curioso di. osservare qua.li elementi pskologici entrano in giuoco nella formazione transitoria o duratura <lella Fama di un poeta, di un artista. Forse avvertiremmo come i giudizi di critici autorevoli, sopra tutto se concordi, si ~olorano non di rado dei gusti e delle passioni dominanti, rimanendo estranei alle ragioni vere dell'arte. O, considerando il caso tipico della ,Saluzzo, dovremmo invece ritenere che negli apprezzamenti sulle sue liriche, uomini d'altissimo ingegno, e perspica~i, quali un Parini, un Monti, un Foscolo, un Manzoni, tradissero la propria coscienza per solleticare la vanità di una donna che non era neppur bella ? Questo non sembra. E allora ? A rileggerle, oggi, le poesie della Diodata non ci commuovono; ne possiamo ammirare la nobiltà dei concetti ma ci lasciano piuttosto freddi. Se, dopo un'attenta lettura, chiudiamo le pagine del suo maggior poema, Ipazia 1 ), non potremmo sottoscrivere al giudizio che ce ne lasciò il Monti : « Questo poema è un bello e nuovo a,lloro aìla sua chioma, e mostra che ornai non v'è genere di poesia, in cui ella non sia degna de' più alti scanni. Io, per l'antica ammirazione in cui ho sempre tenuto il poetico suo valore, me ne con,gratulo prìmieramente con lei, poi col– l'Ita1ia,. di cui ella, è veramente grande decoro .... >> 2 ). Tutte queste lodi di giudici tl:\'nto autorevoli non valsero a preser– vare dall'oblio il nome e sopra tutto la fama della contessa Diodata Saluzzo. Benedetto Croce 3 ), rievocandone la memoria, in una breve nota critica sulle sue poesie, dice che « la serietà morale redime i compo– nimenti della Saluzzo e i suoi versi spesso disarmonici e ingrati>>. Ma la serietà morale della donna poco aggiunge ai meriti della poetessa. Alla fama poetica che la drcondò d'un'aureola così luminosa mentre che visse, la Saluzzo sembra tenesse assai poco, se dobbiamo credere a quanto scriveva il 28 luglio 1829 ad Alessandro Manzoni: « E l'accerto, amico carissimo, che sempre più mi persuado, che tutto ciò che fa, danno a quella sanità, (ella era qitasi sempre infermiocia), il primo de' beni terreni, è una, direi quasi, volontaria pazzia. Fra queste mi è forza il porre lo studio e l'acquisto dell'inutile fa.ma poetica>> 4 ). Il Ma,nzoni rispondendole in una lettera, rimasta fin qui inedita, mostra di trovarsi d'accordo su questo punto con lei, e scrive: « L'opinione che trovo accen– nata nella pregiatissima sua sul particolare della fama poetica, mi anima 1) Ipazia, ovvero Delle Fi.losofie. Poema. Torino, Tip. Ohirio e 1\/lina, 1827, in-So, voll. 2. In questa prima edizione il Poema è diviso in 20 canti, e l'argomento premesso ad ogni canto è in prosa. La Saluzzo dedicò il suo lavoro a1la Reale Accademia delle Scienze di Torino. La seconda edizione dell'lpazia fu stampata in Torino, Tip. Regia, 1830, in-8°. 2) Vedi lettera del M. in Appendice alle Poesie postume, pp. 530-31. 3) B. OROCE, La Sibilla Alpina, ne La Critica, fase. del 20 luglio 1927. 4) Ofr. Oarteggio di A. M., p. 534. BibliotecaGino Bianco

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