Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
574 D. Oinelli Qualche volta invece si metteva a sedere accanto a me, a rac– co!lltarmi i .suoi progetti per l'avve!llire. Voleva fare il meccamioo, ma IIlOncome il babbo, in officina; v,oleva andare IIlelle macchine da corsa; e trovare qualche cosa di nuovo, per vincere le corse. Er:1' ambizi,oso; quaJche volta gli scappava detto : qu31Ildo sarò un si-, gnore .... L'ha avuta sempre l'idea di diventar ricco. Ma era buono. Pensava amche per me; m'avrebbe fatto studiare, e-tante altre belle cose .... - La dO!Ilninatirò un lungo .sospiro. - Io lo stavo a swtir per incantata. Ma un giorno era tutto differente ; aveva qualche cosa che non sapeva come dirla. Un po' ci girò intorno, poi la notizia venne fuori da sé: « Sai, si va a ,stare a Milam.o >>. E gli scintillavam.o gli occhi dalla felicità. Erano in tre, bl.'avi operai, specialisti. r.M~ttev31Ilo i!llsieme i loro ,risparmi e andlavamo ·a·aprire una bottega di riparazioni per auto– mobili, a Milano. Allora ce n'eran pochi, mecoamici bravi. Volevam tentare la .sorte. Se andava male sarebbero tor!llati operai, oome prima. Le mami, le braiecia, !llon le potevano pe.rdere. Milano mi pareva la fine del m.01ndo ; eppoi anche se fosse stato vicino, era lo stesso : Fausto andava via. Ma lo sa come succede, biso&na abituarsi a certe cose nel mondo; bisogna farsi unà ragio111e. E poi Fausto era così contento che anch'io non potevo fare a meno di rallegrarmene. Aveva tante idee, voleva far twnte cose; e !Ilepar– lava con tanta foga che quasi quasi mi pareva che me le facesse fare a me. E finiva sempre a dire : e quando son diventato ricco ti fo venire •anche te. - · III. - Lei di certo tnOIIlo sa cosa vuol dire essere soli al mondo. Io a,vevo il babbo la mamma e cinque fratelli, tutti maschi. Ma qUi8J11do siamo fuori di casa, e passano gli ~nni senza vedersi, e poi quando è passata la gioventù, a venticinque, trent'an!lli, allora la famiglia diventa un'·altra cosa. ,Poi è que.stio!lledi carattere. Io soo sempre stata difficile a f~r oonoscooze; e amiche vere e pil'oprie, di quelle sviscerate amicizie che nascevano fra le ragazze della mia età, non mi riusciva di farmene: non c'ero nata. E così per gli uomini. Qual– cuna delle mie compag!lle, ogni tainto me lo chiedeva a,nche per ischerzo: << E te, !llon fai all'amore?)). fo, all'amore. r Mi faoevruno ridere. Dio mio, bella non sono mai stata, ma non .sarebbe mamcato qualche giovanotto che lasciava colar qualche occhiati!lla e magari qualche parolina, quamdo passavo. Ma IIlO!ll era affar mio, fare al– l'amore. BibliotecaGino Bianco
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