Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

A. OoEUROY, Panorama de la Radio 511 du théatre, p. 154): « Il y aura autant de différence entre la musique de demain et celle d'hier qu'il y en eut entre la phrase destinée à la soi– gneuse calligraphie, sur un parchemin, par les soins d'un scribe, au fond d'un couvent, et la parole directe, qui, multipliée à volonté, atteint l'esprit avec la rapidité d'un projectile. Il a fallu un siècle pour que le langage s'habituat à, l'imprimerie, depouillat les circonlocutions de la rhétorique monacale, sentit naìtre son public nouveau et trouvàt, pour le toucher, un rythme nouveau. Ce qui a, demandé cent ans, à la Renais– sance, la, musique l'accomplira aujourd'hui en vingt ». Quale sarà il compositore c;he ci darà l'opera del futuro, dove la musica crei, senza il concorso dello spettacolo, sfondi e prospettive con un appropriato gioco di piani sonori, e. nessuna realtà materiale venga a contaminare l'idealiz– zazione dell'artista? E forse stolto sperarlo prossimo, quando s'è visto il mirabile esperimento del film di rumori (senza alcuna imagine visiva,) creato da Walter Ruttmann? Ma ·per intanto si esprime il desiderio, insieme col Coeuroy, che uno spirito un po' più «radiogenico» presieda alla scelta dei programmi ed al modo delle trasmissioni. In attesa di composizioni scritte diret– tamente pe.r la radio (il nostro libro ne rammenta già un discreto numero, di autori per la maggior parte tedeschi) si tengano presenti, nella tra– smissione, i risultati fonici all'altoparlante: i quali, - occorre dirlo? - sono ben diversi di quelli apprezzabili all'audizione diretta. Lo ,Stokowski, che dirige quel mirabile organismo ch'è l'Orchestra ,Sinfonica di Fila– delfìa, e c;he ha « inciso » con essa forse i più bei dischi che vi siano oggi (intendo dal punto di vista dei risultati fonografici), si è fatta costruire una cabina di vetro dalla quale vede e dirige la sua orchestra; ma l'ascolta attraverso l'altoparlante e riesce perciò a ottenere, nel disco, l'effetto voluto dal compositore. Chi assistesse, in sala, a quelle esecu– zioni, probabilmente troverebbe che quasi tutti gli effetti sono diversi e, dal suo punto di vista, errati. Scopo delle -stazioni radiotrasmittenti è di offrire al pubblico che ascolta dinanzi all'altoparlante delle esecuzioni quanto più è possibile perfette: esse dovrebbero perciò tener presenti innanzi tutto gli accorgimenti che valgono a correggere ed a modificare in senso opportuno le distorsioni e gli altri difetti che i radio-asc;oltatori ben conoscono. Tutti sanno ad esempio l'influenza dannosa dei « rad– doppii » delle parti, soprattutto degli archi, l'effetto disastroso del rullo di timpani, le difficoltà di trasmettere chiaramente un;intricata polifo– nia, ecc. A questi e ad altri inconvenienti si pone rimedio ritoccando qua e là l'istrumentazione, talora soltanto modificando la topografia dell'or– chestra: sarà sacrilegio sostituire un contra.basso con un fagotto, quando chi ascolta avrà l'impressione di sentire realmente un contra– basso? e sarà mancanza di rispetto ridurre il quartetto d'archi ai minimi termini, allorché i risultati radiofonici saranno adeguatamente robusti e, per di più, molto più chiari ? Ed ancora ·quanti effetti nuovi si po– tranno ottenere che l'autore forse ha sognato ma non ha mai potuto ascol– tare all'audizione diretta? Uno, per esempio, ch'è ricordato dal Raven Hart: si potrà far dominare un forte dell'orchestra da un pianissimo del solista: dove il pianissimo .sarà udibilissimo pur conservando le sue qua– lità speciali di pianissimo . . BibliotecaGino Bianco

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