Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

510 A. OoEUROY et G. CLARENCE, Le Phonographe tre negli istituti musicali delle discoteche che, - sia detto senza offesa per i bibliofili, - poco a poco dovrebbero prendere il posto delle raccolte di musiche, sostituendo alla virtuale pagina stampata la realtà delfa, musica attuata in suoni, una vera e propria « édition musicale vivante » secondo l'appropriata espressione del critico francese. Più complesso è il problema musicale' della radiotrasmissione : più vasto, senza confronti, il pubblico, più numerose le possibilità e però maggiori le responsabilità. Qui, oltre al fatto culturale educativo,· si porta in primo piano l'esigenza artistica: non si può, non si deve ignorare l'importanza che la radio potrà avere nell'orientamento della creazione musicale di domani. Anche a non sopravalutare l'influenza che gli istru– menti, - dall'organo al pianoforte, - hanno sempre esercitato sullo svolgimento dell'arte musicale, ,è fuor di dubbio che il nuovo pubblico, quello dei« radio-ascoltatori'>, si differenzia e sempre più si differenzierà da quello cui si rivolgeva il musicista del tempo passato. La psicologia dell'a,scoltatore individuo «isolato», la sua conformazione spirituale, la sua capaçità emotiva sono tanto diverse da quelle dell'ascoltatore «massa», quanto quelle del lettore di libri dal frequentatore di teatri; mentre questo subisce inevitabilmente le r~ioni dell'ambiente (archi– tettura, luci, pubblico), quello, dinanzi all'altoparlante, ip un luogo dove ormai più nulla lo distoglie, per la lunga consuetudine con le cose e con le persone, è sensibile soltanto alla musica, si che possiamo parlar di lui come di un ascolta,tore perfetto. La musica trasmessa per radio si fa · cosi essenza musicale: « Elle renonce aux spectacles pittores·ques de la salle, des exécutants, des solistes, du chef d'orchestre, au jeu des lum:ii– res. Elle rel,ève de la psychologie de l'aveugle .... ». Il valore di una pausa, è moltiplicato: i silenzi acquistano tutto il loro ,significato, e la loro pro– fondità. « La Radio est un filtre pour la musique; elle la ,depouille de sa cbair; elle la passe aux l'a(YOUS X; elle en fait saillir !'ossature; plus que · les muscles, ,elle montre le jeu de ~es muscles ». [Altrettanto può esser ripetuto a proposito dell'esecutore al microfono: che non ha, più dinanzi a sé il pubblico, il quale a sua volta agisce e reagisce, come tutti gli ese– cutori sanno, in un senso o nell'altro. Anche per l'esecutore questa do– vrebbe esser~, a nostro parere, una condizione ideale, per quanto possa non apparire a chi è avvezzo a considerare il concerto come uno spet– ta<lolo da vedersi]. Di tutto ciò il compositore deve t~ner conto; di questo e del fatto ch'egli si rivolge ora ad un pubblico· praticamente innumerevole e di cui, come massa, non potrà mai conoscere le reazioni. Come il dramma postula un pubblico presente ad ogni istante allo spirito dell'autore, - ha detto uno scrittore francese, - cosi la presenza occulta nel pen– siero del c_ompos~toredi un_pubblico di dieci· milioni di persone, agirà sulla sua 1spiraz1one bim diversamente che non la incerta speranza di alcune diecine di dilettanti. Il nostro secolo che forse sarà detto il secolo delle nuove possibilità auditive (fonografo, radio, fi-lm sonoro) mentre il precedente ampliò col cinematografo il campo delle esperienze visive im– porrà alla musica un~ stile nuovo. Legittimo mi pare dunque il rapporto ~.he,a proposito clell'mfluenza della radio, istituisce J.-R. Bloch (Destin BibliotecaGino Bianco

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