Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
M. MORET'l'I, Via Laura ------------ cosi, tanto per fare una cosa a clJJi tu non sei mai stata avvezza nella tua gioventù .... 499 Che adesione sentimentale volete ci fosse, sotto tanta fatuità d'iro– nia? Che contrasto vi pare possa nascere, adesso, fra quella realtà così poco patita, e questa sua moderna reviviscenza? Che dannunzianesimo, che pascolismo, che maieterlinkianismo e che laforghismo avevano a es– sere, quelli di questo poeta ch'è stato, alle sue origini, cosi circospetto, cosi in guardia, cosi letterato? « Il nostro male era di carta))' l'ha detto lui. PaTinodia, dunque, senza dramma, palinodia dei « sorprendenti ven– t'armi » meglio ancora che del crepuscolarismo, e tanto poco appassio– nata, da dover arrivare alle ultime pagine per aver davvero la certezza che tale volesse essere. Dopo il quale asserto, bisognerebbe vedere fin dove siatno legittime alcune ragioni di critica e -se da queste non possano originarsi anche i motivi della lode. PIERO NARDI. ACHILLE GEREMICCA, Commedia di maggio. Romanzo. -- Campitelli, Fo– ligno, 1930_L. 15. Fra un «giro» (o tmtrnée ?) e l'altro, una compagnia di comici di provincia giunge ai primi di maggio a un paesotto meridionale, Bel– monte, e vi trascorre in riposo tutto il mese. Vanno a abitare in un alberghetto, il « Fermiamoci qui», accolti con premurosa ospitalità. dall'oste e dalla curiosità cordiale di tutto il paese. Il paese è bello, piantato su una collina verdeggiante; prati, boschetti, ginestre; l'aria. è balsamica, la gente buona e vivace. Aria d'idillio. Fra le vispe ragazze del borgo eccelle Bruna, una figlia dell'oste che all'arrivo dei comici troviamo innamorata di Erminio, uno studente di legge, col quale si scambiano da finestra a finestra parole d'amore nel muto frasario dei segni. L'aria e il sole di maggio, che ha fatto maturar le ciliege, mette nei cuori un formento, letizia e tristezza, che si sfoga in risate gaie, in cicalecci serali al lume di luna, e in canzoni. Anche i poveri guitti, - la matura Rosa,linda, un po' direttrice un po' madre nobile della. compagnia, la leggiadra Minna, che farà sul palcoscenico l'amorosa, il malinconico e acciaccoso Cosimo, che avrà la parte di padre nobile, e sopra,ttutto Scandibbio, direttore della troupe e deluso della vita di teatro e anche un po' della vita in sé, - si sentono rinfrancati dal– l'aria rnaggiolina e dall'agreste letizia di Belmonte. Che faranno? Un - teatrino a Belmonte non c'è, e poi la compagnia è in riposo, e vi manca il bell' Astolfo, figlio di Rosalinda, che probabilmente va cercando delle «piazze» per la prossima ripresa. Sicché non faranno niente, si lasce– ranno cogliere un po' anche loro dalla dolce malattia di maggio, cica,– lando con qualche ragazza, facendo qualche breve gita fuor del paese, passeggiando nell'orto annesso all'osteria. C'è nelle calme sere una. bella luna tonda. Ma Rosalinda preferisce passar le giornate nell'alber- BibliotecaGino Bianco
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