Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

496 M. MORETTI, Via La1tra MARINOMonET.rr, Via La;u,ra. - Treves, Milano, 1931. L. 15. E tre. Dico che dopo Si sbarca a N e'I!)York di Fausto Maria Mar– tini dopo Odor d'erbe buone di Guelfo Civinini, è questa, in pochi mesi, la t~rza istoria d'un crepuscolare narrata da lui medesimo. E, notate, Si sbarca a New York è anche la storia del povero Sergio Corazzini. Adesso manca solo il superstite amico, il 'quale scriva quella di Guido Gozzano. « Gozzano, Corazzini, Civinini, Martini, Moretti .... Martini; Civi– nini, Corazzini, Gozzano, Moretti .... Civinini, Corazzini, .Moretti. ... >). Il rosario è a pagina 311 di questa Via Laura; e snocciolatolo appena, l'a-utore, che vi si è messo in coda a tutte le poste (credevamo per mo: destia, credevamo per convenienza), s'inginocchia, e.osi sull'a,tto di sgat– taiolar via-, e giunge le mani : « .... Io no ! Ah no ! Levatemici, vi prego .... ». Ma poco prima aveva detto: « Eppure sappiamo tutti che il crepuscolarismo interessa e non passa giorno ,che non se n'abbia no– tizia in un articolo, in un saggio, in una- conferenza, magari anche in una tesi di laurea ». Che cosa siignifica, dunque, questo momento dei crepuscolari ? Re– visione e liquidazione, o ripresa? Vent'anni sono, era ripiegamento sui giorni della fanciullezza, sui tempi dei nostri babbi e dei nostri nonni, sull'età .delle crinoline e dell'esotismo stile Bernardin de Saint-Pierre e René de Chateaubriand. E tale rimane, chi ben guardi, nel libro del Civinini. Sta a vedere che adesso, con Martini e Moretti, assistiamo a una specie di ripiegamento su quel ripiegamento? Nostalgia della no– stalgia? Si e no, no e sì. Ma che curiosa rispondenza tra Via Laura e Si sbarca a New York, come se i due autori si fossero dati prima la voce: e tutti e due tiran fuori gli inediti del loro Sergio, e vi abbozzano, tutti e due, il loro bravo ritratto di Govoni, e tutti e due vi si mostrano, tra il Cherubino e il paggetto di Beaumarchais, ohi loro ! nell'intimità senza remissione di una vecchia signora. Dicevo ? Sì e no, no e sì. Palinodia involontaria, il libro del Martini. Palinodia ben volontària e cosciente invece Via Laura, se l'autore medesimo, in prefazione, s'accusa « gio– vane almeno abbastanza per parlar di se-stesso prendendosi in giro». Attenti però .... : « Voi sapete che per questo eterno malinteso fra co– loro elle scoppiavano· di salute e coloro che guardavan la luna, l'ai~te era tutto fuorc)lé sanità»; oppure: « Vedete che cosa ci si guadagna a parlar piano in mezzo agli urloni, a.far da vaso d'argilla che viaggia in compagnia dei vasi di ferro » ; oppure : « Be', il crepuscolo è quello che è, ma il meriggio dei grandi, la truculenza d'un poeta solare?». Dove tener d'occhio quell'ironia un po' e-,.rmetica; ma, insomma, son bat– tute polemiche, e in difesa del crepuscolarismo. Finché non ne risuonino altre, le quali vi rifacciano perplessi. Per esempio: « confessiamolo che siamo •stati tutti malati, dolcissimamente malati, malati, come si con– viene, di non si sa ohe cosa. Avremmo meritato d'essere tisici tutti; come quei nostri amici poeti, quello di Torino, quello di Roma, che sono ,stati uccisi dai loro versi migliori. Invece il nostro male era di ca-rta e dove- . . . ' vamo accontentarci di morire solamente un poco ogni giorno, che per un poeta, si sa, è il modo migliore di non morir mai >>. BibliotecaGino Bianco I

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