Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

49-1 M. GROMO, 1 bugiardi C'è soltanto, e semplicemente, da chiedersi: - Gromo ha raggiunto il suo ,scopo ? Ossia: 1 bugia,rdi sono un bel romanzo? Diciamo intanto che il racconto è insolitamente ricco di persone, di figure. I bugiardi che Gromo ci presenta sono parecchi, un bel mazzo. Un, vero tipo di bugiardone, un vendito•re di fumo all'ingrosso, è quel dottor Nodàri, già neurologo di qualche fama e che, desideroso di più rapida e consistente fortuna, ora fonda l'O RUM (organiwazione razio– nale uffici moderni), in aJtri termini un grande ufficio per la pubblk,ità della pubblicità. Il dottor Nodà,i:i ha già la •sua rivista, domani fonde– rebbe addirittura il grande quotiiliano, se la su.a baraeca non .finisse a un tratto in bancarotta fraudolenta. Nella prima parte del libro questo dottor Nodàri sembra voler esser lui il protagonista, il padrone del racconto; ma poi, ~ome l'O RUM, anche il romanzo gli sguscia di mano .... Vicino a lui, è una corte di giovani ma intraprendenti bugiardi. Aldo, Arturo, Manlio (un quasi-avvocato, un. quasi-pittore, un quasi– uomo d'affari) sono tre giovanotti decisi a « non tarparsi le ali» e che cercano « un filone, un filoncino>>che consenta a loro la bella vita; tutt'e tre hanno « la ,smania degli affari, degli affari purchessia ». Aldo si fingerà perito d'arte, anzi expert, si da,rà alla fabbrica e al commercio di falsi pannelli cinesi, e finirà per sfilare il portafoglio dalla giacca appesa di un amico; Manlio passa da un imbroglio all'altro, fino a che sarà lui l'imbrogliato, sposo di Marga (una piocola bugiarda anche lei) già donnetta di teatro, poi frequentatrice saltua,ria di soccorrevoli ri– trovi; peggiore degli altri (il solo anzi che abbia vera stoffa di farabutto), il quaSli-pittore Arturo fa « il colpo», il bel matrimonio, e così inganna e ~ende infelice Giulia che è una buona figliola. Intorno ai tre giovanotti, ci. ,sono altri numerosi piccoli bugiardi : una 1naitresse, un falso antiqua.rio, qua.lche pittore di nes•sun quadro, qualche giornalista di nessun giornale, teatranti di nessun teatro, pic– •coli parassiti di tutte le borse. Una vera piccola folla di avventurierucoli, di spostati, di bugiardi al minuto. Gente osservata bene e presentata meglio (da scommettere ehe la più pa,rte di queste figure Gromo le ha conosciute di persona) ; scene ra,pide, ambienti felicemente sorpresi. · Ma il romanzo dov'è? C'erano due modi di cavare il romanzo da •questo romanzabilissimo mondo; e Gromo li ha tentati successivamente tutt'e due. Nelle prime cento pagine ha tentato il romanzo a protago– nista; e il dottor Nodàri dell'O RUM è parso per un momento lui ,il centro del libro. Ma poi questo presunto protagonista, quasi gli sia venuto a un tratto a ma,ncar sangue o vigore, si è fermato, è rientrato nei ranghi coinuni, è quasi scaduto a macchietta. Allora il romanzo ha pi'esa l'altra sua legittima strada: quella del fatto, dell'intreccio. Ma lo scrittore qui ha mancato di vigore logico, di scelta; si è perso in due, tre episodi (il matrimonio di Arturo dall'Argine con Giulia, l'amore di Manlio Paiva con Marga Negrelli.. ..) senza saperne scegliere uno e farne il centro del libro. Si resta alla fine con l'impressione di un bel tema, di una ricca e varia materia da romanzo, che p,erò romanzo non è diventata. Chi conosce il precedente libro di Gromo, la sua Guida sentimentale di Torino, sapeva che (nonostante qua.lche e perdonabile vezw gozza- BibliotecaGino Bianco I I

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