Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
492 B. BA.RILLI, Il Paese del melodramma ha creato dei personaggi, e vi ci ritroviamo, e Barilli, parole e immagini, che ci stordiscono la mente, l'attra,ggono ma la stordiscono. Ma egli aveva bisogno di questo punto per partire, servil'sene come d'un ter– mine di confronto nei suoi giudizi, che non sono giudizi ma piut– tosto reazioni, sordi e inconfessati attriti. A teatro, con quel sogno di sterile grandezza, con quell'affa-;nno, che è un ricordo dell' « affanno lirico» verdiano, vedetelo in opera. Na– sce q ui quell'avventuroso che è proprio del creare barillia,no, quel lavo– ra.re per azzardo, quel momentaneo fooco che tutto consuma, anche i m€zz i dell'espressione. L'arte di Barilli è una cosa avanti la forma, e quel che è suo si ricorda certo, ma difficilmente si rilegge. Per rileggere ci vuole l'invito a riassaporar le parole, modeste o grandi, ma che sulla pagina ci stiano, non che anc6ra fumino e fermentino. In Cardarelli, ad esempio, due aggettivi, due soli aggettivi, stanno insieme a, ragion ve– duta, e magari a volte per una fredda ragione; in Barilli stanno sì, ma per capriccio. La prosa di Oardarelli tu la leggi, e misuri gli spazii, av– verti le pause, anche vedi la faccia di Cardarelli, quel dito che scandisce il tempo, e dà l'illusione d'una lontananza, remota di dove ha S'Vegliato quella musica; ma nella prosa di Barilli, Barilli non lo vedi certo. Egli è come un gioco1iere, accende i suoi fuochi e sparisce. Dice di sé una volta che ha lo ,sgua,rdo dei gatti soriani. «Terribile», aggiunge; ed è per civetteria. Del gatto ha la, destrezza, la velocità del gioco, sopra tutto quell'anonima presenza, quell'indifferenza. Le più crudeli vendette le fa senza scompor,si; e la crudeltà crede sia tanta, che quasi non stima sia necessaxio studiar le par ole. L 'idea impreveduta sia,che farà il suo giro, di bocca in bocca, e che ari.zi si arricchirà. « Arte che spazia sospesa come un profumo, ed è fatta di p assaggi segreti», diee dell'arte giap– ponese; e le contrappone l'arte occidentale, la violenta e vermiglia mu– sica di Verdi. Ma l'arte rua è tanto più vicina all'arte giapponese, e conta, proprio, su quei « passaggi segreti» e, nei momenti migliori, non par chiedere altro che una, disposizione fantastica nel lettore a seguire i fili che da ogni parte tende, e a lavorare per suo; conto. Cosa curiosa! Barilli predilige Verdi; ma, l'abbiam detto, come una torre di dove ferire. Ha in sé cosi poco di quella maschiezza, verdiana! Ha un'esaspera~ fe~minile potenza, discordante, stridula, sorda. E del · resto le sue pagine su Verdi, devote, calde, appas,sionate, ossessionate, battono e ribattono su un tema solo: immagini metereologiche, fulmini, straripar d'acque, tempeste, una natl'lra in convulsione. A volte pare dimenticarsi, e volger l'occhio alla terra; ma vede e descrive a un fine · dimostrativo. Sempre del resto così in Barilli. I paesi si presentano s.otto specie a.rtificiale, l'aria chiusa gli ricorda lo smeraldino e l'aperto. Ma un paese che sia paese, una cosa posseduta con certezza, non c'è. Al modo stesso che rifuggendo dal déscrivere l'umano, dà voce e vita agli strumenti, ai legni, agli ottoni, agli archi, al contrabasso di Bottesini più parlante di Bottesini stes,so. Allora noi preferiamo certi paesi anu'. cinati, che stridono d'una luce albeggiante, e che segnano il punto dove fantasia e realtà, una realtà irreale e una fantasia percossa di brividi combaciano. O a.priamo alloTa, le sue pa,gine dove non vede più co~ occhio terrestre, ma, sogna, e la, sua immaginazione collima con una BibliotecaGino Bianco
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