Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
B. BARILLI, Il Paese del melodramma 491 per immagini, non i concetti della sua mente. E vi si aggiunse l'impeto d'una musica vergine, in succhio, quasi anch'essa di per sé suscitatrice di immagini. Un secentista vero, e ·stiamo ora solo alla prosa, è anc6ra un cinquecentista, un cinquecentista straricco, e straricco magari di nonnulla; incisivo e prezioso, o sazievole e lento; ma insomma adopra gli schemi della prosa cinquecentesca, stretta, legata, gagliarda, e sopra i ricami e i geroglifici, e rarità cercate nel raro : un fiore osservato con ocehio scientifico, o i profumi dell' « odorifero oriente». Barilli invece deriva dritto dal frammento, e ha trovato un modo suo, povero e essenziale, di dar moto a delle immagini quel tanto che na– turalmente durano e circolano vive. Ho detto « circolano » e dovrei dire «scoppiano». Di immagini poi o metafore inventate e condotte secondo il gusto secentesco antico, con logica e fredda conseguenza, io non ne ho trovata che una sola, dove descrive il graduale calar della voce di Willy Ferrero alle note grayi dell'età piena (« con i oalzoncini anche la sua voce, che sembrava quella di un passero suna grondaia, era discesa di gradino in gradino ecc.»): nel resto è tutt'altra cosa. In que– sto egli è scrittore assiai castigato, e non vende fumo; o è il fumo ar– genteo del suo immaginare velocissimo. Se è vero, e non è tutto vero, che questo libro nacque in un inverno, a teatro, ascoltando musica bella e musica brutta, di su un taccuino clandestinamente posato su un ginocchio, un piccolo taccuino di pic– coli foglietti, fossi sta-to io l'-editore, avrei stampato tutto in un li– brettino formato 128°, da portare nel taschino del gilè come un pron– tuario di magici segni. E mi sarebbe parso, ogni tanto, di sentire un crepitio fatuo e un odor di polvere. A volergli trovare il giusto contrap– posto, che ripeta, esso solamente, i modi secenteschi rpuri, bisogna pen– sare a Longhi, alla sua arte espertissima., che pesa e ha sue dimensioni e, con l'aria d'un primitivismo affabile, è lenta, paludata, sovrabbon– dante, a posta difficile. Barilli è immagine sola, al di qua, direi, del– l'espressione; nata sì da una macerazione, da una, sofferenza, ma con una sua forza sempre impreveduta e che ha del miracolo. « ,Martire del dolce far niente», s'è detto lui stesso; e non l'ha detto di sé, ma ha pur detto che: « dopo gli sforzi accaniti e senza frutto il risultato viene come in sogno», e che: « meglio è esser pigri come una pera che matura>> che, quand'è matura, « rotola, a pie' dell'albero e si apre». E si potreb– bero trovare in altre pagine affermazioni anc6ra che hanno tutta l'aria di confessioni veridiche. Ora, a favorir la sua natura, la sorte mise lui musicista a giudicar di musica, che tra le arti è la più magica, atta a svegliare e a far fermen– tare immagini. Dirò di più : con le sue inquietudini di sangue davanti a quasi tutta la musica moderna, gli alimentò una certa -castigatrice vena, una sinistra inclinazione al riso; e giudizi nacquero in forma, di beffe. Sta a vedere poi se quella musica, dov'è alta, non sia assai più alta dei suoi dispetti. Comunque, la sua arte aveva bisogno di queste incomode occasioni per fiorire. Solo amor suo grande resta Verdi, un superbo amore, d'uno cioè che crede, sia pure alla lontana, di assomigliargli. La forza di Verdi, la grandezza barbara di Verdi, le sue ineguaglianze, anche le ineguaglianze, ecco il sogno suo. E la.sciamo andare se Verdi BibliotecaGino Bianco
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