Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

~90 BULOW, Memorie, III più inabile, del principe BiS'Dlarck ». Dall'impressione s111scitata, da quel discorso su rico['dato era sorto il giochetto su « Der Brandenburger Tor» (la porta di Brandeburgo) e « Der Brandenburger Tor» (il pazw di Brandeburgo). Quando Biilow scriveva, al « caro Pbili » quella lettera sulla genialità e il buon senso di Guglielmo II, Phili gli aveva già fatto leggere da più mesi una lettera di Guglielmo II, che aveva fatto capire a lui, Biilow, la domanda fattagli già due volte, « pacatamente, sul serio», dal cancelliere Hohenlohe, « se ritenessi Guglielmo II un uomo di mente del tutto normale». Vero è che Biilow concludeva, - l'abbiamo già riferito altra volta, - che il Kaiser era un nevraste– nico, non un alienato. Ma quel gran buon senso della lettera a Phili Ile ne va all'aria lo stesso. Nel 1906 Biilow fu colpito da uno dei soliti «marginalia» del Kaiser, in cui si negavano, con una fras(:l volgare (il ministro degli esteri s:i••.. nei pantaloni) i meriti di Biilow nell'acquisto ùi Kiau-Oiau. Biilow si risentì assai coll'imperatore, rammentandogli ,«che tutta l'azione di Kiau-Ofau eTa stata condotta da Tir,pitz e da me» ; volle, anzi, una vera, e propria, rettifica imperiale. Ma nella lettera a Eulenburg del feb– braio 1898 egli aveva scritto: « L'azione di Kiau-Ciau concepita così genialmente e condotta, con tale vigoria da ,SJia Maestà,>>. O'è da scom– mettere, che, facendo l'annotazione, il Kaiser si fosse ricordato della lettera del « povero diavolo », mandata a « Pbili » p&ché gliela facesse leggere. Ma, non poteva dirlo a,l cancelliere : e dovette fa.re ammenda. Ecco uno dei casi, in cui, fra Biilow e il Kaiser, si ri mane incerti a chi dare la palma. LUIGI SALVATORElLLI. BRUNOBARILLI, Il Paese del melodramma. ~ Carabba, Lanciano, 1930. L. 10. . Barilli lo diremo, ad oggi, lo scrittore d'un libro solo, d'un argo– mento e quasi d'un tono solo. Questo Paese del melodramma (1930) ri– pete all'incirca il Sorcio nel violino (1926), e il Sorcio nel violino a suo tempo ripeté quel quadernetto che s'intitolava Delirama (1924), e che prima rivelò ai lettori rari un pro,satore raro. La presentazione di Oecchi, tre volte fedelmente ristampata, par voglia dire che anche per il gusto di Barilli quello è un giudizio che resta, che più gli piace, e non: c'è quasi altro da aggiungere.• Cecchi, discorrendo dell'arte di Barilli, eccitato da quella scrittura, compone in gara disegni e capricci curiosi, come non vi fosse altro modo per rendere il senso recorndito di quell'inventare estroso e discontinuo, e che ha tutte le apparenze del– l'estemporaneo. S'intende che qualcuno subito abbia pensato al .Seicento· e certo vien fatto di pensarci naturalmente; ma non vuol dire che dir questo sia esatto. Secentis,ta allora sarebbe il primo ricercwtore d'italiana poesia, Guido Guinizelli, che, in una canzone almeno, ardì di ragionare fittamente per immagini; e secentista sarebbe l'altro Guido il Caval– canti, più intimamente ,e riccamente poeta, che trovò, e portò con sé il segreto, di esprimersi, esprimere dico i suoi sentimenti e la sua. passione, BibliotecaGino Bianco

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