Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

BtiLow, Memorie, III 489 Neppure di fronte alla tragedia senza esempio, Bernardo von Bul9w ha saputo sottomettere quanto era necessa,rio i suoi sentimenti e risenti– menti personali alla considerazione oggettiva dei fatti. Questo terzo volume è una requisitoria contro Bethmann, contro Iagow, in grado minore contro il Kaiser; e poi anc6ra contro i socialdemocratici e la rivoluzione e gli uomini nuovi. Troppe requisitorie, quando si ha piµ. di un titolo a figurare sul banco degli accusati; troppe questioni per– sonali, quando si tratta di avvenimenti che segnano un'éra della storia. Bulow non era un grande carattere. Questo occorre ripetere, come impressione finale delle Sllle Memorie. Intelligenza, cultura, spirito, abi– lità ; ma, accanto a questi valori puramente intellettuali, molta vamità, molta sicumera, molta superficialità; scarsezza di principii politici e di direttive politiche; un « carpe diem » praticato con molte risorse, con molta distinzione, ma indice di un pensiero non profondo, di una coscienziosità non matura. . In una pagina di questo t~rzo volume delle Memorie Bulow parla della sua « fierezza virile dinanzi ai troni regali ». Ahimè! Era uscito da poco il volume con questa autoesaltazione, quando è stata pubblicata _in Germania una lettera di Bulow del febbraio 1898, - egli era già ministro degli esteri, - ad Eulenburg, intimo amico di Guglielmo II. Qui l'attaccamento e l'ammirazione al « caro ;Signore» sono o&tentate pomposamente, proprio con quel cattivo gusto tedesco, di cui il fine Bulow si prende spasso cosi volentieri. Ma si tratta d'altro, che di cattivo g:usto. Guglielmo II vi è proclamato, col Gran Re (s'intende, naturalmente, Federico II) ed il Grande Elettore (Federico Guglielmo, il padre del primo re di Prussia),« di gran lunga il maggiore degli Hohen– zollern. Egli a ccoppia in una guisa a me finora ignota la genialità, autenticissi.ma e originalissima g,enialità, col più chiaro buon .senso. E gli possiede una fantasia che mi solleva a volo d'aquila sopra ogni piccolezza, e al tempo stesso lo sguardo più freddo per ciò ch'è possibile e raggiungibile». Unico merito di lui, Bulow, è di comprendere le intenzioni del « caro .Signore», pur rimanendo spesso nell'esecuzione inferiore alla sua potenza d'idee. Egli, Bulow, considera talora ,se stesso come un povero diavolo, che Dio, nelle sue vie misteriose, abbia voluto dare all'imperatore come una specie di talismano. Nell'adulazione al padrone, come si vede, non mancava d'insinuarsi il « Cicero pro domo sua». Un « caro Signore» cosi religioso come Guglielmo II non poteva non far conto di un talismano divino, specialmente se era raccoman– dato da Fi1ippo Eulenburg, da Phili, ben lontano allora dalla sua pie– tosa rovina. La lettera è del febbraio, 15 febbraio 1898. A quel tempo Guglielmo II a.veva tenuto già da quasi un anno lo « sicabrosissimo discorso» a un banchetto della Dieta brandeburghese, « che superò in manoonza di tatto tutte le precedenti gesta oratorie di Sua Maestà» (citiamo dal primo volume delle Memorie bulowiane). Le informazioni che Bulow aveva già, · quando assunse il ministero degli esteri, « circa il 'rapido oscurarsi dell'aureola del Kaiser » confermavano, - è sempre Bulow che ri– ferisce, - le preoccupazioni ed apprensioni che lo riempivano « sino dal licenziamento, compiuto spietatamente, brutalmente, nella maniera . ' BibliotecaGino Bianco

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