Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
BULOW, Memoriç, III 487 Italia, a Napoli, e di là scriveva a Iagow e a Bethmann che l'Italia non pensava affatto a, prendere le armi; « il Principe Biilow descriveva la situazione più pericolosa di quanto fosse in realtà, per fabbricarsi cosi un comodo e facile su{)Cesso. Iagow assecondava per quanto poteva il suo diletto amico ». Secondo Biilow, Iagow, durante tutta la missione del principe, <e con dichiarazioni verbali all'ambasciatore austriaco a Berlino, con lettere all'ambasciatore di Germania, a Vienna ed infine con l'inviare a Vienna il conte Anton Monts, astiosamente antitaliano e inoltre a me allora doppiamente ostile, appunto perché prima mi aveva adulato in modo privo di dignità, dissuase gli. Austriaci da una pronta e Slincera condiscendenza di fronte alle richieste di compensi italiane>>. A questa slealtà corrisponderebbe la condotta di von Flotow, - amico intimo, appunto, del Iagow, - il quale, prima di ritirarSli a, Napoli, disse al consigliere d'ambasciata, von Hindenburg (se non erriamo, era nepote del generalissimo): <e Come Suo amico, La faccio avvertita che la sede centmle berlinese non -sarebbe troppo felice di un su{)Cesso del Prin– cipe Biilow >>. Iagow è anche accusato da Biilow di aver fatto conoscere agli Austriaci taluni apprezzamenti non lusinghieri del principe sulla I. R. rappresentanza a, Roma. Forse anche per questo il barone Macchio aveva per -sistema, - sempre a, quel che riporta Biilow, - di dire al Governo italiano presso a poco l'opposto del suo collega tedesco. Cioè, del suo collega in carica; perché in quanto a quello in disponibilità, il von Flotow, piovuto da Napoli a Roma alla fine di marzo, disse a Macchio, che il Governo italiano non avrebbe trovato il coraggio di far la guerra; che quanto dicevano Sonnino e Salandra, erano e< ciarla,– tainerie >> ; e che l'imperatore d'Austria non avrebbe perdonato a lui, Macchio, se avesse contribuito alla cessione del Trentino all'Itailia. Veramente, par di sognare. È vero che noi leggia mo q ueste cose dopo la ootastrofe tedesca; possiamo anche ammettere c.he, alla vigilia della grande vittoria tedesco-austriaca di Gorlice, la ,situazione degli imperi centrali, a un tedesco o a un austriaco, sembrasse brillante. Ma era proprio un milita-re tedesco, anzi l'addetto militare tedesco a Roma, Schweinitz, che, come riferisce Biilow, chiedeva un'energica presSlione tedesca a Vienna. E Bethmann riferiva, in una lettera qui riportata testualmente, il parere del capo di stato maggiore austriaco, che un intervento dell'Italia e della Rumania equivaJeva a perdere interamente la guerra. E aJlora? Allora, proprio, non c'è che da ripetere il Quos Iuppiter vult perdere. Se quanto riferisce qui il Biilow sul sabotaggio, non solo austriaco, ma tedesco, della sua missione è esatto, si comprende meglio il suo linguaggio severissimo per i governanti tedeschi nei riguardi delle re-· sponsabilità di guerra. Egli esclude che da essi o dal Kaiser si sia voluta la gu~rra europea. Aocenna, per verità, all'ipotesi della guerra preventiva, o cc profilattica», secondo il termine da lui adoperato; anzi si sofferma a dimostrare la stoltezza di una guerra simile. Ma ritiene, che per Bethmann e i suoi collaboratori non di guerra profilattica si .sia trattato, si di guerra e< localizzata», austro-serba. Questa era un'il- ibliotecaGino Bianco
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