Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

(86 BtiLow, Memor-ie, III ~o la vera spiegazione del vuoto, - per quanto riguarda la parte italiana, - di questi due capitoli delle Memorie. Bulow era condannato, si era condannato, preventivamente all'impotenza, all'inazione. Per for– tuna, Villa ,Malta, - Villa delle Rose, - è un luogo bellissimo, e gente con cui conversare non gli sarà mancata. La conversazione, - si vede bene da queste Memorie, anche se non lo si sapesse da chi lo conobbe personalmente, - era il gran piacere, ed anche la virtuosità massima del principe di Bulow. Ma in quel semestre romano essa dovette essere la sua saJ vezza fi.'sica. La cosa sarebbe stata diversa, se Bulow a,vesse concepito differente– mente la posizione dell'Italia nel conflitto mondiàle, l,e condizioni e le possibilità dello spirito pubblico italiano in quelle circostanze. Di que– sto spirito pubblico egli parla ben poco, si potrebbe dir nulla: da uno spirito osservatore, sagl!JCe,brillante come il suo ci saremmo aspettati delle rappresentazioni, delle analisi, degli apprezzamenti, discutibili magari, magari errati, ma interessanti. I partiti italiani ,sono assenti da queste Memorie; alle agitazioni e ai contrasti d'interventismo e di neutralismo è fatto appena qualche pallido, fugacissimo accenno; dei capi dell'interventismo non è menzionato neppure uno. A quel che ribolliva nell'Italia del periodo della neutralità, si vede chiaro che Bfilow non prestò se non scarsissima attenzione. Rileva, invero, la pro– paganda per la neutralità del Belgio viola,to, e la diceria delle mani mozzate ai fanciulli belgi. Ma questo avrebbe dovuto, ,se mai, essere lo spunto per considerare la questione in termini più ampi e diversi che non la cessione del Trentino e l'autonomia di Trieste. Bulow, in queste Memoif"ie, non lo fa; e non lo fa, perché, evidentemente, non lo fece neanche allora, passeggiando sui terrazzi fioriti di rose di Villa Malta. Eppure la vista di Roma e della Campagna ispira ampiezza di idee e stimola alla speculazione degli universali. Bulow rimase attaccato al «particolare» di Guicciardini. Non è sempre l'ispirazione migliore, anche per un politico; non lo è, almeno, quando le grandi passioni agitano le masse e travolgono i calcoli della politica rnutvnière. V'è, tuttavia, quafohe cosa di nuovo in questi due capitoli sulla missione romana di Bulow, che hanno qualche lineamento simile al capitolo corrispondente delle Memorie giolittìane. Il nuovo riguarda Berlino, non Roma. Bulow narra con insistenza, e, tornando alla sua maniera, con particola,ri vivaci, picc,anti, la mancanza di aiuto, e anzi l'ostilità, l'azione sabotatrice dei governanti tedeschi nei riguardi della sua missione. Bethmann-Hollweg gliel'affidò a ma.Iincuore; in quanto al « piccolo Iagow » (il ministro degli esteri), era addirittura « invipe– rito». Questi era grande amico di Flotow, allora ambasciatore tedesco a Roma, che naturalmente convenne metter da parte, col solito pretesto, della salute, per mandare Bitlow. Anc6ra nella lettera d'invito ad assu– mere la missione, questa era formulata in modo tale, che sem bra.va Bulow dovesse unicamente tenere l'interim dell'ambasciata, ,si no a che Flotow fosse ristabilito. Bulow nella sua accettazione dovette precisare ch'egli sarebbe rimasto ambasciatore straordinario a Roma sino a,11~ conclusione della pace. Tuttavia Flotow fu autorizzato a. rimanere in. BibliotecaGino Bianco

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