Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
464 E. Pea - E senza mai spengersi ? - No, - dtisse il fomaciaro, - non si spenge mai da sé. Si chiamano fornaci a foco continuo, queste. Si spenge 111oi qu3.111do abbiamo scarsità di lavoro o per guasti. - A fuoco continuo ... , - disse il vecchio. - Ecco il perpetuo che spaventa. ,Sarebbe bella che dopo tanto armeggio in questo mondo si dovesse finire, in su e in giù, « in perpetuo>>, nel seno di una fornace ardente, un po' più grandiosa di questa. Il ragazzo 1110n aperse bocca, davanti a quel cratere che fumava e mandava puzzo di zolfo e catrame: la forna,ce non era come l'aveva immaginata. Guardava, ora, la cava ingombra di pietre spezzate, il mucchio di carbone, gli uomini che avevano posato le carriole per ragionare col vecchio. -Maappena il ragionamento fu finito ed il vecchio li ebbe salutati, i due ricomirnciaro1110 a trasportare, con le carriole, il ca,rbone e la pietra. Ed il raga,zzo seguiva il vecchio che si era avviato. Si vol– tava, ogni tanto, a riguardare il fumo della fornace e gli uomipi che semp,re più gli appa,rivarno piccoli, fimo a che scomparvero; e 1110.n vide più il fumo né udì il cigola,re delle ruote, coperto dal fra– gore dell'acqua della gora, che muove faticosamente il rotone del mulino, al crocevia del paese. - Anche questa volta ho sbagliato : la ribotta va a monte. lin paese ci siamo. L'osteria c'è, ma è piena d'ubriachi e di fumo di pipa. Guarda a che si riduce la festa domenicale. L'oste passa lo zenzero all'orlo dei bicchieri, per risparmiare il rumme. Con un peperorne rosso q.a urn soldo, fa fare le boccucce a cento C0111tadirni: il guadagno, che potremmo dargli noi, è troppo poco, perché lui si scomodi a domandare se deve mettere U111a tovaglia sopra uno di quei sudici tavolini. E chi sa che avamzo d'i mangiare ci darebbe e con quale dispetto. · - Perdio! - gridò forte il vecchio, - c'è un vetturino, qui dentro, che mi voglia portare al piano ? I co111tadi111i si voltarorno tutti dalla parte presso l'uscio dell'oste– ria. E tra il silenzio, che durò poco, un omo grosso e sbarbato si alzò, andò ~ncontro al vecchio e gli disse: - Vi ci porto io, ma voglio sei « cavurrini ». - Ti do sei « cavurrini », purché tu faccia presto e il cavallo sia buono e trottatore. • - La mi' Carola, - disse l'omo, - non ha bisogno di frusta. Attacco il barroccino e vengo. E poco dopo il vecchio e il ragazzo trottav3Jllo, sul barroccirno del vetturilllo grosso, sulla via maestra che conduce al piano. - Apparecchia anche per te, e per il bimbo: lllon voglio Dian- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy