Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
326 Q. Tumiati FIABA. Eccoli qua tutti e due, fratello e sorella, uno per. ginocchio. L'ometto arriva con un piede a terra e addenta anc6ra l'ultimo tozzo di pane, il più buono. L'altra s'è arrampicata sulla gamba puntellandosi alla tavola e sulla mia spalla e vi siede ,ora solida– mente, tutta protesa al racconto. « Il re ha una gramde barba nera, la principessa si chiama come lei, Lucia (sorride gentilmente) e il principino, - vedi caso, - ha il nome d' Alildrea (ride, felice); e c'è un tesoro, un gran tesoro dove il re va a cercare un regalo per la sua bambina: un bel brillante (no, vuole una collanina azzurra); sì, è vero, una collanina azzurra, ma la cassa delle collanine (i re ne hanno tante di collanine, è vero ?) è vuota. Furore del re .... )). La fiaba continua così come l'estro mi suggerisce e il solllno mi consente, ma non mi son concesse varianti ché subito Andrea ~cuote l'indice cbn aria di rimprovero e mi richiama alla prima e dimenti– cata versione. Lucia, no. Segue ogni volta il dipanarsi dell'avventura incredibile con tutto il viso, collltutta se stessa. E allo zenit dell'avvooimooto, quamdo la mia voce si fa misteriosa e le pause son grevi d'incanto, il suo visuccio s'allunga s'allunga, il capo si protende e in silenzio mi s'avviciilla (gli occhi son gramdi e umidi fra le ciocche biolllde) ed io sento Uillbacio lievissimo, rapido, un bacio che non irnterrompe il racconto, che si ritrae sùbito, ma che non poteva essere trattenuto. Estasi riconoscente che IIlO!Il ha trovato altro modo d'esprimersi. E chi mai, - se la meriti, - ne conoscerà uno più bello ? LA GUEJRRA. Ascolto la sua -v-ocebianca, senza calore che segue a fatica la melodia e còmpita le. difficili parole della Canzo1I1e. Contemplo, - col cuore stretto. e pur c-ommosso, - la sua pic– cola persona, i tratti appena abbozzati, il volto !Iluov-o e i!Iln,ocoote. « Fanti, Piave, Stra-niero )). Noill sa che vogliamo dire quelle tremende parole. Non lo sa– prà mai. Cwnticchia sulla falsariga della v,oce materna, stona, ma getta in qualche frase un'inattesa vibraziollle ed al grido del Piave si fa rosso in viso e si volge a me ridendo, fiero e compiaduto dell'ener– gia dimostrata. Bambino. Accanto a me la domestica ha smesso di sparecchiare e quella sua immobilità mi fa alzare il capo. BibliotecaGino Bianco
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