Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
D. CINELLI, La carriera di Riccardo Bonomini ~75 di ridurlo nell',eremo, sarà certo simbolico, starà certo a dire che la, ragione dell'uomo val poco dinanzi alla bontà, alla santità ... ; ma, via, in uno scrittore naturalistico, sano, concreto, com'è Cinelli, queste ri– nuncie paiono piuttosto arbitrarie. Insomma, aves·simo a scegliere noi in questa vita o, come ironicamente è detto, in questa carriera _di Ric– cardo Bonomini, ci fermeremmo volentieri alle prime stazioni. Nella mon– tagna pistoiese, e poi a Londra, e poi in vaporino intorno alle isole del- 1'Arcipelago Toscano, qui stiamo voìentieri vicinG al nostro Bonomini. Ma quando lui entra nella casa dei pazzi, ,e poi sale all'eremo, la pro– spettiva a un tratto cambia; il canocchiale si al_lunga, e tra cielo e terra il nostro uomo lo scorgiamo appena lontano .... Prnrno p A:',CUAZI. CORRADO ALVARO, Vent'(JJYl,ni. - Treves, Milano, 1930. L. 15. - - La Signora dell'isola. - Carabba, Lanciano, 1930. L. 9. A guardare con occhio abitudinario questo romanzo di Alvaro, Vent'anni, quanti mai disappunti per il lettore, il lettore p~ifico ! Trecentocinquantanove pagine fittissime, brulicanti; nove sole parti, troppo lunghe per dare una qualsiasi idea di architettura e di riposo ; e i capitoli doverli indovinare stretti l'uno all'altro con appena una - riga bianca di pausa; e la ,scrittura di Alvaro soffocata, repressa o, dove tenta svolgersi in più ampi disegni, con quel pericolo costante che tutto debba a un tratto cadere in frantumi, rovesciartisi addosso. Poi, a lettura finita, quando le impressionri. si allontanano nella me– moria, si quietano, e ,s'è acquistato direi un senso nuovo per gustare e sentire quest'arte insolita, ancora troppe cose fanno groppo, e certe figure hanno soverchio risalto, altre quasi si stenta a credere siano uscite dalla mano di Alvaro, chiuse, rozze e impacciate; e vi sono scene ordinate e ,çomposte con un caparbio e minuto rea1ismo. Nella prosa di Alvaro vibratile, fitta e esitante, mal s'adattano ~ prendono campo personaggi di forte rilievo, al modo stesso che in quell'aura affettuosa, troppo umana, che tutta l'avvolge, stridono le parole illustri e le idee peregrine, storia, epoche della storia, mito, e perfino i più semplici ricordi e ricorsi letterari. Diremo dunque, ancora, che questa è arte corale, e che tutto il romanzo è corale, non perché solo vi agisca il popolo, la folla, di cui è avvertibile la presenza piuttosto che in imponenti sceneggiature, in un certo respiro comune di sentimenti e passioni, ma, sopra tutto, perché i protagonisti fanno una persona sola, meglio, sono la voce in– determinata d'un ente di cui è difficile veder,e la faccia. E vi si aggiunge la qualità dello stile a dare un senso a quella indeterminatezza. Luca Fabio, Attilio Bandi, Vitale Romano (che, per bocca dell'Alvaro stesso, è un Bandi più consapevole e cristianamente preparato), e le figure di contorno, il colonnello ,Salvi, il generale Bandi, Cosma Lorici, se pure avanti la guerra, avanti di entrare in guerra, si presentano sotto aspetti differenti e del tutto esterni del resto, vivono poi e agiscono in guerra con una forza sola. BibliotecaGino Bianco
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