Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
374 D. OINELLI, La carriera di Riocardò Bonoinini Poi Riccardo Bonomini parte, s'imbarca per le Indie, attratto più dalla curiosità, che dagli affari del suo commercio; e passeranno anni parecchi prima che Cinelli lo rincontri. A questo punto il libro svolta. Nei primi due incontri, - nella cam- . pag·na toscana e nella City londinese, - la saggezza di Riccardo Bono– mini, la sua semplice morale, la sua originale bontà si compensano, si bilanciano nella natura e nell'ambiente, quasi ne sono l'esegesi senti– mentale, l'interpretazione in termini umani. Riccardo Bonomini è egli stesso una voce della natura toscana, un aspetto della vita londinese. Ritratti llove il paésaggio integra la figura. E nel vagabondare del Bono– mini per la Toscana par di sentire come un'eco di Sterne; nella vita del Bonomini per la vecchia Londra c'è quasi un ricordo, quel senso di lanterna magica,, di Dickens. E sono questi i capitoli del libro dove l'intento morale e il senso della vita meglio s'intonano; i due Cinelli qui fan tutt'uno; l'autore ha vinto la sua partita. Ma, dicevo che a questo punto il libro svolta; Gli incontri seguenti di Oinelli col suo Bonomini convinceranno meno i lettori. Il Bonomini che Oinelli ritrova un giorno tra la piccola g·ente di un vaporino che da Livorno tocca i porti dell'Arcipelago Toscano, è anc6ra il caro amico, il buon vecchio ; ma da quel che dice e da quel che fa si .sente che s'è fatto più originale e più estroso; s'è liberato ùi molti pesi, s'è sciolto da molti vincoli, e forse anche un poco da quelli della ragione. Poco dopo Cinelli ritroverà infatti il suo Bonomini ricoverato in una casa di salute. E il dottore l'informa: « - Vede, il s.ignor Bonomini sof)'re di 1,ma delusione mentale che si potrebbe paragonare a un'alterazione del fuoco visivo; è come se la sua vista portasse le cose di ultimo piano al primo, e quelle del primo all'ultimo; come per essere più chiaro, se si servisse di una lente che allontana per queste, e di una che avvicina per quelle - >>. Una santa pazzia? Infatti Cinelli ritroverà (e sarà l'ultimo incontro) il suo Riccardo Bonomini frate, in un eremo. La sua saggezza naturalistica,, la sua istintiva bontà han ripiegato in Dio. Ma l'uomo è restato quello; curioso degli uomini, desideroso di bene, conforta ·chi ne ha bisogno, fa le paci, aiuta gli altri a vivere. La povera gente in– torno, lo considera un po' come il santo di quella terra. Nonostante la tonaca, mi pare però .Riccardo Bonomini mantenga un certo odore di santità laica; uomo naturalmente buono, nato e vissuto « puro di cuore». A lui Oinelli confida ora le cose della sua vita e anche i suòi pro– positi, le sue speranze di scrittore. E il Bonomini: « Non ne scrivere tante di parole; quelle vere sono poche e .sono sempre le stesse .... E poi lo vedi, hai sempre paura, hai paura che ti dian di semplice .... ». La morale di tutto il libro mi pare proprio che cada qui, su questa rivendicata semplicità, di Bonomini (e di Cinelli). Peccato che gli ultimi capitoli, proprio dove Riccardo Bonomini prende lui il sopravvento, e il libro, di naturalistico e ambientale che era, si tramuta nettamente in ritratto, in carattere, convincano meno. E non perché le situazioni qui manchino di verità, o gli inse gnamen ti di Riccardo Bonomini non siano più buoni. Ma qui si sente l 'ansa.re di uni· bontà astratta che non co– nosoo il suo oggetto; un amm onire c ampato in aria, spesso un fervore a vuoto. E quel far passare il Bonomini per la casa dei pazzerelli prima BibliotecaGino Bianc©
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