Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

D. CINELLI, La carriera di Riccardo Bonomini 373 sembri, di verissimo accento, ingenuo a tratti da muovere magari il sorriso; ma che sia piuttosto un sorriso dal cuore, e non quello volgare dei furbi. Prima di riconoscersi in lui, prima di farsene un ritratto ideale, questo Riccardo Bonomini Cinelli deve averlo conosciuto davvero. Ci– nelli era ancora un ragazzo, e Riccardo Bonòmini era sul buono dell'età. Era, si, un uomo d'affari, un commerciante di molti viaggi; ma prima di tutto un originale, uno di quei tipi che la vita, per quanto faccia, non riuscirà mai a catalogare, a farne un numero. Si ritrovava volentieri col ragazzo Cinelli, nelle vacanze si accompagnavano, giravano insieme in diligenza o a piedi per la, montagna toscana. « Ragazzo, Riccardo Bono– mini non lo diventava ,soltanto per me, lo era di ·suo, con tutti». E tutti conosceva, a tutti, dappertutto, rivolgeva la parola, aveva « ingordigia di •contatti umani>>. « Gli amici lo canzonavano volentieri sulla gelosia della moglie»; « a misura che si allontanava da casa sua, Riccardo Bo– nòmini diventava un altr'uomo ». Aveva spesso « un'ironica espressione di compatimento verso se stesso, temperato di bonaria furberia». Si sente che sono tratti veri, e che vanno a toccare un uomo realmente esistito. « Ripensandoci ora, mi pare di capire che non fosse uomo di molte conquiste, o piuttosto che non tenesse gran che a portarle, come si dice, a buon fine»; « le offese poi non c'era verso di fargliele curare; scivolavano su lui come acqua sulle piume untuose dellie anatre» ; « coi libri non aveva simpatia, non glie ne vedevo mai uno in mano a quei tempi». Dunque, la prima amicizia tra Cinelli ragazzo e il Bonomini, fu str(;ltta su per le montagne del Pistoiese. « Un giorno mi additò un paesino nero arrampicato a un cucuzzolo, le case l'una sull'altre come le squame di una pigna». E. il primo ricordo, il primo senso che Cinelli ha di lui è quasi un senso di. natura: un nitore sensibile, un naturalismo 1sano. Qualche anno più tardi il giovane Oinelli (avviato anche lui al com– mercio) ritrova Riccardo Bonomini a Londra. E il vecchio amico lo avviai, gli insegna a vivere nella City con la stessa regola che sul Oi,mone. « Degli uomini riceveva un'impressione gradevole o sgradevole che non discuteva: l'accettava e basta»; «- Alla gente devi sempre parlare di quel che fanno, di quel che vendono, - mi diceva Riccardo Bonomini, -- vedrai che é).iventano tutti interessanti». Col suo molto cuore e nonostante il suo poco inglese, Riccardo Bonomini riesce a vivere a Londra con la stessa diffusa cordialità, èon lo stesso umano calore che nei suoi paesi. Anche i misantropi dinanzi a lui si spetrano (belli~simo il ritratto di Mr. Jerome Ward, uomo di affari; « le idee generali pas– savano sul suo capo come stormi di uccelli a tiro di un cacciatore miope»), anch\:l gli ottusi gli si aprono; e la vita nella città degli affari non è per lui cosi nera: « poi, le cose, basta farle volentieri. Anche gli affari hanno la loro poesia, bas.ta mettercela ». E ci sono tratti del costume inglese che coi gusti di Riccardo Bonomini bene si accordano : le libere amicizie dei giovani, per esempio, e quel tepore amoroso dei vecchi: « E hai visto da vecchi quelle amicizie sentimentali? Saranno anche buffi, ma, v,edi, sono ricordi fatti vivere, è gioventù che pare si prolunghi. Vogliono dir tanto, quelle cose, ai vecchi!». BibliotecaGino Bianco

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