Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
370 G. CIVININI, Odor d'erbe buone in cui l'intuizione si diluiva un poco, e un poco perdeva vigore. Con buona pace di Marino Moretti, il quale protesta proprio oggi, da una pa– ofoa del suo ultimo libro, contro questa etichetta di crepuscolare (e ;eanche a farlo apposta esce a,desso un altro libro, di Francesco Caz– zamini Mussi, a rinfrescargli la definizione), c'era in Oivinini e in Mo– retti una diffusione canora che magari li distingueva dall'aridità fonda– mental,e dell'autor dei Colloqui. Se ne vedono bene le conseguenze, come per Moretti nel Giardino dei frutti, cosi per Civinini in altr'o suo volume di versi, Cantilene, quattro filastrocche sulla stella Diana, sulla luna, sulle Gallinelle e sulle lucciole, proiezion~ del crepuscolarismo più can– tante ed evanescente in una poesia cosmica per uso e consumo dei bam– bini. Ma torniamo ai Sentieri e le nuvole: Madama Settembrina che giunge di lontano reggendo con la mano lo strascico di trina .... Sembra Gozzano. Ma leggete anche la strofa c_heprecede: per il cheto viale movendo i falbalà una dama autunnale vestita di lillà .... Questo •è Civinini. C'era, in lui alla stessa guisa che in Moretti, come un fascia.J:'si tentare e un lascia•rsi anda11e. Per Moretti era questione di amanti provinciali o di ricordi scolàstici. Per Civinini, di piani « a mezza coda>>, di romanze « fuori cli mo-da e di chiave», di vecchi ritratti il\ anni di là da venire ( « Noi già saremo la, moda antica»). Bisogna leg– gere, nei Sentieri e le 'YIJUVole, specialmente il gruppo di liriche raccolte sotto il titolo Fruscii di gonne e accordi di chitarre : proprio fru– scii, ma di gonne eleganti; proprio solo accordi, ma squisiti. Ivi la Riverenza di un ricordo veneziano, e questa delizia d'acquerelli: · Ella era gaia e sospirosa bianca come un fior q_iciliegio sotto la giaconetta rosa : non gemme né trine di pregio, ma sul piccolo seno ancora la sua biancheria di collegio. Dopo la qual citazione scommetto che qualcuno dei miei lettori manderà al diavolo la mia cantafavola critica, e cercherà I sentieri e le nuvole. Io, - che pì:1r saprei recitarvi a memoria Elegia ferroviaria e certa parentesi di Morto1•io, -- sto per Odor d'erbe buone. Dove non è mica da dire che manchino le giaconette « a falbalà e i cappellini coi papaveri>>. Ma vi figurano, non come in un ,a,cquerello o in uri pastello, si bene come in un quadro a, olio. Il gusto pel démodé non si fa pii\ la parte del leone, ma, senza cessare cli es-sere un ingrediente, entra come BibliotecaGino Bianco I·
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy