Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

BuLow, Memorie, II 361 condotta della Germania verso l'Austria fu lui a, coniarla. E la « fedeltà nibelungica» portò la Germania nella grande pania, del luglio '14. In una circolare diplomatica del luglio 1908, ch'egli ha ·l'ingenuità (questa volta è proprio la parola) di riportare, è proclamato in tutte lettere, che nei Balcani il contegno tedesco deve esser determinato da « i desi– derii, bisogni e interessi» (anche i desiderii !) dell'Austria-Ungheria; e che « il principio supremo » per la politica estera germanica era .... l'interesse, la salute della Germania,? il mantenimento della pace? No, « tener:ci fedelmente uniti all'Austria-Ungheria)). E poi, maltratta Beth– mann-Hollweg, suo scolaro (più inabile, certo, del maestro), a ogni passo! Ma dell'avversione per Bethmann crediamo di avere scoperta una ragione particolare, nella parte più interessante di questo secondo volume: la narrazione della crisi politica interna provocata dalla fa– mosa intervista di Guglielmo II col Daily Telegraph (di cui si riporta il testo in appendice). In quell'occasione Bethmann disse alla princi– pessa, Biilow : « Ella, deve sempre ripetere a Suo marito, il Principe, che egli non è Cancelliere di Corte, ma Cancellieri;) di Stato )>.Non era un genio, l'onesto Bethmann, no davvero (e non faceva neppure la ruota del pavone); ma questa volta toccò fondo. Proprio in quel momento supremo, in cui un vero uomo politico avrebbe presa l'occasione per i ca.pelli e poste le basi della necessaria trasformazione costituzionale della Germania, la condotta di Biilow, ardita a parole, fu nella sostanza, quella di un cortigiano. Nulla di serio egli ottenne dal Kaiser, che, - risulta dal suo racconto stesso, --- era pronto in quel momento ai sacrifici più gravi. E nel pietoso colloquio del marzo 1909, - pietoso per lui, - abbandonò anche quel po' di vantaggio personale che aveva acquistato; preso dal Kaiser (che stupido, poi, del tutto non era) al laccio della vanità, passò dalla parte di accusatore a, quella di accusato, e spianò da sé la via al congedo. Bisogna riconoscere, però, che, al momento della separazione, lasciò a Guglielmo, - se il racconto è esatto, - due m6niti preziosi: arrivare a un a:Ccorùo navale coll'Inghilterra, (e su questo punto Guglielmo gli troncò la pa,rola), ed esser prudentissimo nei Balcani, perché il proce– dimento usato per la Bosnia non si poteva rinnovare impunemente. Ma le armi pericolose, specie in casa dei bambini, bisogna incominciare col non caricarle; e in quanto alla « grande flotta>) non era stato Biilow a farne uno dei centri della sua politi-ca? Non era stato lui (si veda il primo volume) ·a svolgere il piano di portare la flotta tedesca a ta,le efficienza da rendere pericoloso per l'Inghilterra un attacco? Insomma, da questo secondo volume delle Memorie risulterebbe che Biilow aveva previsto tutti, o presso a poco, gli ostatoli, contro i quali si infranse la potenza tedesca: Balcani, gara navale coll'Inghilterra, violazione della neutralità del Belgio (da lui combattuta presso lo Stato Maggiore, ma, a,l solito, senza risultati concreti) ; e, come incornicia– tura di tutto questo, le stravaganze di Guglielmo II. Ma egli non tra– sformò le giuste idee in azione, o, peggio, agì in senso contrario. Uomo d'ingegno e di rette intenzioni, egli era un misto di spirito mondano e di pedagogo. Gli man:cava la forza di volontà, la serietà morale. LUIGI SALVATORELLI. BibliotecaGino Bianco

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