Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
Settimanali 34.7 Non credo nell'Atlantide. 22 febbraio. Ho letto sulla Gazzetta del Popolo un articolo di Mas– simo Bontempelli, Credo nell'Atlantide, la quale, come si legge nelle enciclopedie, sarebbe quella favolosa isola grand,e, cioè continente, di là dalle Colonne d'Ercole, ricordata anche da Platone nel Timeo e più nel Crizia e sprofondata novemila anni prima nell'acque, là dove adesso si stende l'oceano Atlantico: isola d'inaudita bellezza, ricchezza e fe– licità. Bontempelli pensa che quell'1sola prodigiosa sia veramente esi– stita, perché lo dice Platone« che anche lui ha sempre ragione», e perché è contento di « sentirsi discendere da una, tradizione e iniziazione occi– dentale invece che orientale>>. Ebbene, con tutto l'affetto per Bontempelli e l'ossequio per Platone, io non credo nell'Atlantide. Guardate infatti ·su un mappamondo le due rive dell'Atlantico, considerate l'Europa, l'Africa e le due Americhe come frammenti d'un puzzle e avvicinatele a,bolendo l'acqua intermedia. I due frammenti combaciano. Il Capo Verde entra nel golfo del Messico e la punta tra Natal e Pernambuco s'adatta al golfo di Guinea come due ginocchi nelle loro ginocchiere. Su questa evidente osservazione il dottor Alfr,ed Wegener, professore di geofisica all'Università d' Am– burgo, ha da poco affermato che, non so• quante migliaia d'anni addie– tro, i quattro continenti erano un continente solo e che questo continente si spezzò e le sue parti andarono alla deriva, anzi lentamente conti– nuano anc6ra a scivolare sul magma viscoso che è al centro di questa nostra palla. Nel fondo, infatti, dell'oceano s'alza anc6ra una lunga cresta che ripete giusto il contorno delle opposte rive, e sarebbe come quella riga del pa,stone che talvolta resta appiccicata alla tavola della madia poco infarinata, quando il panettiere lo spacca in due pani. Molti geologi consentono g;ià col vVegener. È la nuova teoria, novecentesca ma ragionata. Essa abolisce l'Atlantide. A me, che manco di fantasia quanto di g·eologia, piace perché io sono felice di sapere che la nostra civiltà s'è formata tra Egitto, Grecia e Roma e qui nel Mediterraneo, a casa nostra, e non in un'isola favolosa che, ad ascoltare gli scienziati, fini– rebbe nientemeno a essere l' Ameriça. Ammetto che vi sono problemi un poco più gravi di questo, ma, potessi, indirei un 'inchiesta per dividere gli scrittori italiani in due campi: quelli che credono nell'Atlantide, e quelli che non ci credono. L'indirei pur sapendo che oggi la maggioranza è di quelli che credono in tutte 1e Atlantidi del sogno e del capriccio. E questo è il malanno di molta letteratura d'oggi, quando, caro Massimo, non s'ha l'ingegno tuo. Vogliamo dire anc6ra una volta classici e romantici ? O aristotelici e platonici ? Tutto è in tutto. u GO OJNI'TI. BibliotecaGino Bianco
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