Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
La figlioccia 343 - Aiutati che Iddio ti aiuta. Aiutami a scacciarlo, il tentatore, o FigUoccia, e sarà fatto. Bisog111avolere, bisog111achiedere per avere. E chiedere ool cuore aperto. Ma la Figlioccia spalancò malamente la bocca e si lasciò sfug– gire una par,ola sconcia. - Quella è ,nonie e cognome del demonio che ti assoggetta. Vedi? dalla tua bocca, invece di una preghiera, esce una parola di sudiciume. È la staffetta che preamnu111zia il passaggio regale: dico, del re d'ell'i1J1feooo.Stai attenta che, nel passare, le fiamme non ti scottino la bocca. I<J di lì che ha da uscire, il re dell'inferno, prima che le campane suonino a vespro. E nel dìre questo, col1a mano tesa e l'i111dicerproteso accen111ò alla bocca della Figlioccia con tanta violenza che quella indietreg– giò come se fosse minacciata dalla punta di una spada. E oontinuò: - Frantumo lo specchio della tua va,na illusione. I campi, che t'ha promesso il malig1110., la casa e gli uliveti del tuo vecchio pa– drino di battesimo, solllo stati distrutti dall'uragano. Il vecchio era ,voouto qua-ssù a chiederti u111 letto e u111 piatto di minestra. Voleva il tuo aiuto. T'ha dato l'anima che vale p,iù del pane che ti chiedeva. Hai ricevuto i111 casa tua un mendioo e lo hai scacciato come un ladro. Richiamalo ! Richiamalo e chiedigli perdono prima che s' al10111tani. E cominciarono a suonare le campaJJ1ea vespro. La Figlioccia si sentì salire alla gola u111 fiotto d'i amaro ve- 1eno. Dietro quel veleno amaro e nero, una palla rovente spingeva, saliva •,su su e la soffocava,. No111 poteva, nemme1110 si111ghiozzare,né i111ghiottire le lacrime 111é gridare aiuto. Le oongiunture delle brac– cia e delle gambe le si sdolsero, persero a pooo a poco la loro rigidità. I muscoli non obbedirono più : il coripo della Figlioccia si afflosciò sulle ginocchia incapaci di sostenerlo. La faccia della don111a i111demoniataera ormai piegata sulla terra dell'orto benedetto. E quaindo la palla, rovente si fu dissolta e la Figlioccia ebbe sputato l'amaro, si sentì leggera e potette parlare : - Non chiedo nulla,, non chiedo più nulla! La mia bambina voglio .... Il Rettore che era sceso dallo scalino e le aveva- posto un lembo della stola sul caipo, la sollevò da terra prendendola per la mano destra. E quamdo fu i111 piedi le accompag111ò la mamo alla fr.onte e poi sul petto, alla spalla d'estra, e alla sinistra e: - Amen, - disse. Era cessato il suono del primo doppio di campane. (Oontinita). ENRICO PEA. BibliotecaGino Bianco
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