Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

La figlioccia 341 stanza è un'altra. Quando ti sogni di volare di quassù fino al piano, non crederai mica, al risveglio, di aver le ali davvero ? Altra era l'illusione del sogno, altra è la realtà del risveglio. Dunque con– vinciti al risveglio, e resta contenta di avere U[l padrino di battesimo, che non si dimenticherà di te, alla sua morte. La Figliocda si fece nera nel viso : imbruttiva via via che il Rettore parlava pacatamente. Lo spirito cattivo pareva che dal den– tro affiorasse alle corde del collo, sulla fronte solcata di rughe. E le zampe di gallina s'inturgidivamo agli angoli degli occhi, torbidi nello sguardo e nel colore. Le prime parole di risposta schizzarono di bocca àlla Figlioccia, da sé,_a scatti: - Vi siete messi d'accor,do. Lo sapevo! Lo sapevo: razzaccia ! Vi siete messi d'accordo per rubare il mio. I preti sono come la ci– vetta, che fa: « tutto mio tutto mio)): razzaccia di cani! Ma io non sono così locca come credete : e vedremo se le ceste sono qua– ranta. Perché il discorso che mi avete fatto, signor Rettore, vi è stato dettato dal vecchio. Nell'ascoltarlo mi pareva di sentirlo fatto dalla stessa voce sua. Io la conosco bene quella voce del vecchio : il sangue non è acqua., E i discorsi, così, « a goga magoga )) sono pro– prio quelli del vécchio. - Vedi? - disse il Rettore, senza fingersi offeso, - vedi? era un'illusione. Tu credevi quello che non era, e sentivi il suono di una voce che non era : inganno del tuo occhio e dei tuoi orecchi. E in– ganno della tua ragione malata. Ma la realtà è un'altra. Bada, Fi– glioccia, che il tentatore sa fare tutte le ·arti : è un prestigiatore che fa sparire e apparire gli oggetti a suo talento, quando trova la preda che gli presta ascolto se gli parla negli orecchi. E ti mette davanti agli occhi la spera, e quando sei ben bene abbacinata, ne fa quel che gli pare di una povera donna ignorante. Ne ho visto delle altre che erano più indemoniate di te .... ma pure, con l'aiuto di Dio, sono guarite. - Ma io non ho paura né dei demoni né dei preti. Ve ne accor– gerete, ché, anche in questo, SO[lO figlia di mio '.Padre ! - Mi accorgo che sei proprio indemoniata. Sarà bene mettersi la stola. Ed aperse lo sportello di un armadietto a muro, lì subito nel corridoio. Levò una stola e un libro e ritornò sulla soglia dell'orto. E stette su quella soglia, solenne come U[l Santo dentro una cor– niee di pietra. Stando così, incorniciato dal portale celeste, sulla soglia che' era alta d'al terreno dell'orto, alla FigHoccia, che stava sotto la pergola, parve alto come un gigante e terribile, nella mi– naccia della mamo alzata in atto di comandare. Tuttavia, ·quando il Rettore le disse: «inginocchiati)), la Fi- BibliotecaGino Bianéo

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