Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931

340 E. Pea - Il ragazzo si è addormentato, subito dopo aver mangiato, - diceva la perpetua giovame al vecchio che stava per coogedarsi dal Rettore. - Lo abbiamo coricato, cosi, vestito com'è, sopra il mio lettino. E diventava rossa, per la reticenza del non dire del troppo vino bevuto e del conseguente travaglio: - Sopra il «mio)) lettino. _ Il «mio)), e nel dire «mio)), tremava di materno amore. Il bimbo dorme ora sul letto 1ID sonno placido che lo ristora. E lei, la perpetua, vorrebbe stare seduta al fiamco del letto, come fanno le mamme, per non lasciarlo solo. Se il letto fosse a bilico come una culla, che felicità sarebbe! E se, invece del meriggio as– solato, fosse notte inoltrata, a lei, sarebbe caro vegliare questa crea– tura malata di poco male. Ora, il difficile stava nel far capire alla Figlioccia che si limi– tasse a rimanere « Figlioccia)) senza altro sottinteso di figliola. Ed a questo doveva pensare, per obbligo di coscienza e di ministero, il Rett,ore. Il Rettore, ormai, aveva la più certa oonvinzione dell'errore ge– nerato dal fatto della ragazza del <<Cento)) che aveva seminato in paese un sospetto senza volere. Credula com'era, la- rag·azza d!el «Cento)), al tempo di quella nascita, aveva creduto e ripetuto quelle circostanze e quelle espressioni sooza ombra di malizia sua. E mentre il vecchio pens·ava ·di affrettare il suo ritorno al piano e domandava del ragazzo alle perpetue, il Rettore stava sopra pen– siero di come avrebbe dovuto incomiillciare, tosto che la Figlioccia si fosse presentata a lui ,per sapere di quanto aveva 'ottenuto dal vecchio in cifre tonde. A levarlo d'a questo stato di meditazione, fu proprio la Figlioccia che entrò in casa senza farsi aillnunziare e di:ffilato andò in fondo al corridoio, e, non vedendo più il vecchio presso il Rettore, domandò subito: · - Avete combinato qualcosa? - e stette con la faccia aperta al sorriso, in attesa della risposta. Il Rettore cominciò col dire : - Figlia mia, ci sono delle apparenze e delle sostanze. Non bi– sogna scambiare queste con quelle, se non si vuole generare dellai confusione. Se ti guardi in uno specchio vedrai un'altra te stessa là dentro, ma non crederai davvero di essere diventata, tutto in un colpo, due. Una parola può. essere troppa e due parole possono essere poche. Il padrino -può essere «come)) padre, amarti «come)> padre, e, se qualcuno dice davam.ti al prossimo, vedendoti passare insieme al padrino, questa è sua fi glia, il prossimo può crederci: le rupparenze sòno a testimoniarlo. Ma sono apparenze di padre. La verità è un'altra. ,Oosi è la tua storia apparente, ma la so- BibliotecaGino Bianco

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