Pègaso - anno III - n. 3 - marzo 1931
334 E. Pea. - Lo diceva anche a chi no!Illo voleva sapere : « È la figlia del padrone, guardatela come è bella che Dio la salvi!)). - E tuo pa-dre '! Quel1o vero che ti ba dato il nome'! Ohe·diceva tuo padre? - Mio padre diceva : « -Magari fosse figlia del padrone )), e ri– deva. Non ci ba mai fatto caso, lui. Ma io sono cresciuta co!Il la speranza che o prima o poi sarei stata riconosciuta. E qua111do da piccola giuocavo « alle signore)) con quelle della mia età, do– mandateglielo, a me spettava sempre la parte di padrona. E poi lo sento di non avere addosso sangue di monte : io sono pianigiana. E poi q.a questi monti al piano, ci vado, a volo, tutte le volte che so– gno. I miei sogni non hanno altra direzione che quelli del piano, dove avrei i miei beni se quel mascafaone mi rico!Iloscesse come figliola. - Se ti riconoscesse come figliola, sarebbe p,remiata la colpa di tua ma,dre. - Ma se tanto è vero, è meglio avere un premio che vivere di s'tenti. Ma se adesso si perde dell'altro tempo, quello ripiglia la via del piamo. Signor Rettore, fatelo chiamare e obbligatelo a farE> il suo dovere. Vi giuro che io sono la sua figliola. E nel dire questo, s'inginocchiò a firuncodel Rettore, che si era rimesso a seder,e, e oominciò a si!Ilghiozzare forte, e le lacrime ba– gnavano le ginoochia del vecchio prete, sulle quali la figlioccia pog– gia-vadisperata,mente la testa come farebbe una figlia colpevole sulle ginocchia paterne. Poi qurundo si fu riavuta, il Rettore le d[sse : - Calmati e vai a casa. E se anc6ra il tuo padrino di battesimo c'è, mandalo da me. - Di battesimo ? - replicò la figlioccia. - Di battesimo? - oon alterigia. - Di battesimo'? :_ e si rifece cattiva !Ilel volto e !Ilegli , occhi, come prima del pia1Uto. Il cappellano che era stato in piedi e in disparte, riprese il suo posto alla tavola. · Le perpetue, che origliava.no dietro l'uscio della cucina, ricom– parver•o caute nel oo rridoi,o. And arOino tutte e due ad' accertarsi che la porta di strada fosse chiusa, poi si misero a tavola : - Benedite, Signore, noi e questi vostri doni che siamo per ricevere. l!l1 !Ilomedel Padre del Figlio e dello Spirito Srunto.... Ed iincominciar-ono a, marngiare la minestra che si era freddata. - Sono spregiudicato, signor Rettore, - diceva ridendo il veochio. - Sono spregiudicato: mangio la carne a111che di venerdì. I due sacerdoti fecero u!Ila smorfia, poi il prete giovame si al– lonta!nò. - Non vi meravigliate in quamto che io sono camivoro: e la carne mi piace anche cruda. Dunque, dicevo, non avrei difficoltà né pregiudizio a dire : << Si, sì, ho lavorato anch'io ailla costruzione Biblioteca ·Gino Bianco
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