Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

186 A. Bonsanti le sarebbe tornata utilissima- illl quel soggiorno lucchese. Le grazie di lui sarebbero andate alla bella pis3Jlla e runche alla marchesa, alquamto pingue forse, ma arricor tale da piacere anche a un gusto raffinato. E il eonte '! il conte, chissà, l'avrebbe abband-0nata, forse era già partito, stanco di sopportarla; e la sua voce ... ; temette improv– visamente per la sua voce a; cui poteva nuocere tutto quel gr3Jll su– dare -della,mattina, si seintì rauca, infreddata, si avvolse fredd-0losa 1I1elloscialletto e questa 1I1uovainquietudfa1e si aggiunse al prece– dente squallore. Un brivido la percorse e nel petto le incominciò un affan1I10;si levò, fece due o tre passi: le gambe faticavano a soste– lllerla, dolevano sordamente alle ginllltnre, un sudore freddo, malato, le saliva sino alla fr.onte. Il capoccia lavorava ilil u,n angolo attorno a una vanga smani– cata; poi che ebbe finito, accese la pipa alla brace, disse : - Servo suo, VoRsignoria, - e uscì. La ragazzina risciacquava all'acquaio, e il giovane stava in piedi presso il focolaJ'e. L'Adriana si rivolse alla donna: - Vorrei andare a riposare, giacché avete questo letto, - le disse. - La Signora venga pure, - rispose la buona donna, e s'avviò su per la scala. L'Adriana la, seguì, ma giunta al primo scalino si ·voltò, tornò verso il giovane. - Quando avrò dormito, - gli disse, - m'inseg1nerete voi, nolll è vero, lç1,strada, più breve per arrivare al Gatto Nero? m'accom– pagmerete voi ? Il giovanotto accennò di sì, e la m3idre che aveva udito, si sporse dal pianerottolo, gridò: - Sicuro, che l'accompagnerà, e col carretto. - Sì, Signora, - disse il giovanotto, e aggiunse: - Abbiamo ìl ciuco, ma corre. - Grazie, - dis.se la cantante. Fece svelta le scale, attraversò il pianerottolo e entrò nella ca– mera, preceduta dalla collltadrina. La camera era grande e il soffitto bassissimo., a portata di mano, che· funicelle percorrevano da un tra,ve all'altro, alle quali si suole appendere l'uva dòpo il raccolto in serbo per i mesi. mverlllali. E un profumo ,di frutta era per tutt~ l'ambiente, misto ad un odore insistente d'indumenti riposti e al puzzo di .Ulll legno vecchio e tarlato. Nella parete di fronte ~ll'in– gresso appariva ricavata l'alcova, e il letto, che l'occupava inte– ramente, era di sponde altissime, fatto di UIIl legno pesante e antico, simile all'arm3idio addossato a sinistra della fimestra. L'Adriana aiutandosi col panchettino, montò su quel letto e si distese sord~ alla voce della buona donna che le diceva di spogliarsi p~r non sgualcire l'abito. Si .fece gettare addosso urna coperta, e _chiudere BibliotecaGino Bianco

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